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Dopo
gli anni critici (1960-70) in cui le popolazioni mondiali del Falco pellegrino
erano praticamente arrivate all’estinzione, si osserva oggi una ottima ripresa
di questa specie. In Italia il pellegrino è ormai comunemente diffuso su tutto
il territorio, e la sua popolazione in forte ripresa è ritornata ad occupare
vecchi siti di nidificazione abbandonati da decenni e, in molti casi, coppie di
falchi pellegrini hanno iniziato ad occupare spontaneamente anche siti urbani
(per esempio Bologna e Roma) riproducendosi con successo. Negli ultimi due anni
si sta assistendo ad un fenomeno particolare in quanto si è osservata la
presenza di numerosi individui che rimangono spaiati durante la stagione
riproduttiva; la spiegazione che gli ornitologi danno a questo fenomeno è che
tutti i siti tradizionali (nicchie su pareti rocciose) sono stati occupati e la
specie inizia a soffrire di un fattore limitante ambientale che è appunto quello
della mancanza di siti idonei per la nidificazione. Il cibo invece non
rappresenta per il Falco pellegrino un fattore limitante ambientale in quanto si
tratta di una specie a dieta esclusivamente ornitofaga che trova nell’ambiente
urbano abbondanza di prede (piccioni in primis, ma anche storni, tortore e
piccoli passeriformi). Con l’eccezione di alcune città dove già si sono
insediate spontaneamente delle coppie riproduttive di pellegrino, viene
segnalata la presenza di individui spaiati o di coppie di pellegrino anche in
moltissime altre città (Venezia, Milano, Firenze, Forlì, Roma) che non riescono
a riprodursi proprio per l’assenza di siti di nidificazione idonei. Sarebbe
auspicabile dunque portare avanti dei progetti di installazione di apposite
cassette nido artificiali per pellegrino, che possano incentivarne e stimolarne
la riproduzione in ambito cittadino. Alcune esperienze dimostrano infatti che
l’installazione di una cassetta nido in una zona urbana frequentata dai Falchi
pellegrini ne favorisce la riproduzione; come esempi possiamo riportare il caso
di Piacenza e di Roma, dove venivano osservati da alcuni anni dei pellegrini che
frequentavano strutture artificiali (palazzi e torri) senza riprodursi, ma la
successiva installazione di cassette nido ha portato finalmente queste coppie
alla riproduzione e all’involo dei giovani. Si potrebbe pensare che eliminare il
fattore limitante “sito di nidificazione” permettendo una ulteriore espansione
numerica delle popolazioni di falco pellegrino, possa risultare dannoso ad altre
specie (competitori come il Lanario o specie preda del Pellegrino) e dunque
innaturale; in realtà ciò non si verifica poiché è risaputo che l’ambiente
urbano attuale è molto squilibrato, vi è la presenza di moltissimi uccelli
(soprattutto piccioni che provocano problemi sia strutturali che sanitari) e di
nessun predatore naturale; permettere l’insediamento delle coppie di Falchi
pellegrini in ambiente urbano non solo non danneggia gli altri competitori (il
Lanario per esempio non ama frequentare gli ambienti urbani) ma permetterebbe
anche di ricreare il normale equilibrio naturale preda-predatore presente in
tutti gli ecosistemi. Ne trarrebbero grande vantaggio dunque sia l’ecosistema
urbano in generale, sia il Falco pellegrino sia l’uomo: il pellegrino infatti è
una specie a fortissimo impatto sul pubblico, amata ed ammirata dalle persone e
funge da “controllo sanitario naturale” poiché, nutrendosi quasi esclusivamente
di piccioni, ne controlla lo stato di salute delle popolazioni uccidendo solo i
piccioni più deboli e quindi più facili da catturare (ma anche quelli che si
ammalerebbero con più probabilità) e in questo periodo di psicosi da influenza
aviaria un Falco pellegrino potrebbe contribuire molto alla prevenzione in
ambito cittadino…..