Il manuale che potete leggere in queste pagine
NON è sufficiente per imparare le tecniche di
falconeria, ma ha semplicemente lo scopo di dare
una infarinatura generale sull'argomento,
presentando al lettore i concetti chiave e di
base a cui si rifà la falconeria. Si tratta
dunque di un manuale di base, che affronta tutti
gli aspetti di questa disciplina, dalla
definizione classica e moderna, alle
attrezzature, i rapaci utilizzati e le tecniche
di allevamento e addestramento.
La Falconeria è "l'arte di cacciare col falco";
la caccia col falco consiste nella cattura di
prede selvatiche nel loro ambiente naturale;
questa è la definizione classica della
falconeria. La falconeria moderna si è però
evoluta in altre forme, adattandosi un pò a
tutti i gusti e ai vari filoni di pensiero: c'è
chi vuole mantenere comunque uno stretto
contatto con i rapaci ma non potendoli
addestrare preferisce riprodurli in cattività,
chi, per semplificarsi la vita preferisce
addestrare i rapaci notturni, chi ama praticare
la falconeria ma senza predazione, e chi ha
fatto della falconeria un lavoro. Anche le
specie di rapaci classicamente utilizzati sono
cambiate: oggi sono arrivate nuove specie come
gli ibridi o le poiane di Harris che si vanno ad
aggiungere ai più classici rapaci da falconeria
(Astore, Sparviere, Pellegrino) che, anzi,
sembrano in diminuzione tra i falconieri.
Da almeno 3000 anni l'Uomo e i Rapaci sono
compagni di caccia, attraverso un rapporto molto
speciale e particolare che solo il falconiere
conosce. La prima regola per diventare un
falconiere quella di AMARE gli animali, tutti,
e non solo i rapaci, amare tutta la natura. La
falconeria, in quanto attività in cui si usano
animali per scopi ricreativi, oggi, può essere
soggetta a critiche da parte di molte persone; è
quindi fondamentale, per il bene di tutta la
comunità dei falconieri, che ci si avvicina alla
falconeria lo faccia con un particolare senso di
responsabilità e con il massimo rispetto verso i
rapaci.
Generalmente si indica la falconeria come
un'arte. Semplicemente, tutto ciò che è
DIFFICILE, tutto ciò che è quindi precluso a
molti, può essere considerato un'arte. Dipingere
è un'arte, non tutti sanno farlo, alcuni lo
sanno fare per doti innate altri perchè lo hanno
imparato dopo lunghi e complessi studi. Per
questo io preferisco definire la falconeria una
scienza più che un'arte e dunque una disciplina
che può essere appresa e che non per forza può
essere praticata solo se si dispone di doti
naturali. Non si diventa dei bravi falconieri in
poco tempo, i più bravi falconieri che esistono
attualmente sono persone che dedicano moltissimo
del loro tempo, tutta la loro enorme passione e
tantissimo impegno ai loro rapaci da moltissimi
anni. La falconeria è una scienza perfetta, dove
tutto dipende dalla conoscenza biologica degli
animali con cui si ha a che fare (i rapaci) e
niente viene lasciato al caso o alla semplice
interpretazione umana. La base della falconeria
è dunque la conoscenza approfondita della
bio-eco-etologia dei rapaci; su questa base
vengono costruite le tecniche di addestramento e
di perfezionamento delle prestazioni di volo e
caccia dei rapaci utilizzati. Le moderne
ricerche scientifiche permettono al falconiere
di prevedere ogni comportamento dei propri
rapaci e di gestirli nel modo migliore. Nella
falconeria niente va lasciato al caso, anche
pochi grammi nel peso di un rapace o un suo
comportamento quasi impercettibile hanno un ben
preciso significato che il falconiere deve
sapere interpretare per poter agire di
conseguenza.
Secondo quanto detto prima, una disciplina tanto
più è difficile e tanto più si avvicina ad una
forma di arte, come nel caso della falconeria.
Da che cosa dipende la difficoltà della
falconeria? Io credo che la difficoltà abbia due
componenti:
1) Difficoltà dovuta ai rischi: Più una
disciplina è rischiosa e più diventa difficile.
Una persona che vuole praticarla dovrà accettare
questa sfida, dovrà accettare il rischio e dovrà
rischiare. Esistono varie tipologie di rischi:
A) Rischi economici (per esempio per quelle
discipline che richiedono una grossa spesa
iniziale); B) Rischi per la persona che la
pratica; C) Rischi per "terzi". Facciamo un
esempio: imparare a pescare non è rischioso,
iniziare con la pesca non richiede un grosso
investimento economico, non prevede rischi per
il pescatore nè per altre persone o animali,
dunque la pesca non è difficile. La falconeria
invece richiede una certa spesa economica, e il
falconiere vive sempre in un perfetto equilibrio
tra la salute perfetta del suo rapace e il
rischio che scappi o che si ammali o che muoia.
Bisogna imparare ad accettare il rischio per
poter diventare un falconiere, il rischio di
perdere un rapace che è costato mille o più
euro, il rischio di investire così tanti soldi
per questa disciplina e poi magari rinunciare
perchè avete visto che la falconeria non è per
voi.
2) Difficoltà intrinseca: E' difficile da
calcolare e prevedere, può dipendere da
moltissimi fattori. In genere tutte le
discipline nelle quali il buon risultato non
dipende SOLO dalla persona che le pratica
possono essere ritenute difficili; queste
discipline, più o meno, corrispondono a quelle
che hanno a che fare, per esempio, con gli
animali, come la falconeria. Ma la difficoltà
intrinseca di una disciplina origina anche dalla
maggiore o minore complessità delle
procedure, dall'importanza
dell'intuizione, dall'importanza
dell'esperienza, tutte caratteristiche
che ritroviamo anche nella falconeria.
Breve storia
della falconeria
Secondo gli studi tradizionali la falconeria è
nata in Mesopotamia; la prima evidenza della
pratica di tecniche di falconeria proviene da
ritrovamenti fatti nella regione di Sargon
(722-705 AC). Tali tecniche sono state
introdotte in Europa molto probabilmente 400
anni prima di Cristo, quando gli Unni invasero
l'Europa dall'est.
I più antichi trattati di falconeria conosciuti
sono stati scritti dagli arabi attorno al
VII-VIII ottavo secolo. Circa 4 secoli dopo,
Federico II di Hohenstaufen è stato il primo
nobile europeo ad interessarsi alla falconeria;
si pensa che Federico II abbia ottenuto
informazioni sulla pratica di quest'arte dai
falconieri arabi durante le guerre in quelle
regioni (tra il 1228 e il 1229); l'imperatore
Federico ha ottenuto una copia del manuale sulla
falconeria scritto da Moamin e l'ha fatta
tradurre in latino da Teodoro d'Antiochia;
Federico stesso ha poi fatto delle correzioni
alla traduzione nel 1241 modificando questo
manuale arabo, fino alla stesura della sua più
famosa opera "De Arte Venandi cum Avibus"
(l'arte di cacciare con gli uccelli). E proprio
nel Medioevo la falconeria ha conosciuto il suo
massimo splendore: veniva praticata da tutti sia
come sport che come mezzo per procacciarsi
proteine da parte dei poveri. Come sport veniva
praticata solo dai nobili ed esisteva una
precisa gerarchia per l’utilizzo delle varie
specie di rapaci, in funzione del loro pregio,
come riassunto dalla tabella seguente, che è
stata tratta da un testo del quindicesimo secolo
“Boke of St Albans” sulla falconeria e la
caccia:
Imperatore |
Aquila reale e Avvoltoi |
Re |
Maschio e femmina di Girfalco |
Principe |
Falco gentile (maschio e femmina)
(nota 1) |
Duca |
Falco delle rocce (nota 2) |
Conte |
Falco pellegrino |
Barone |
“Bustard” |
Cavaliere |
Maschio o femmina di Falco sacro |
Scudiero |
Maschio o femmina di Lanario |
Dama |
Smeriglio |
Ragazzi |
Lodolaio |
Piccoli proprietari terrieri |
Astòre |
Poveri |
“Jercel” (nota 4) |
Religiosi |
Maschio di Sparviere |
Schiavi |
Gheppio |
Note |
Nota 1: il falco gentile è
probabilmente un girfalco di piccola
dimensione oppure veniva usato come
terzo nome per il Falco pellegrino
Nota 2: forse si tratta di un grosso
falco pellegrino catturato da aree
inaccessibili sulle coste
Nota 3: probabilmente è la Poiana
(dall’inglese “Buzzard”) o una
Albanelle (dal francese “busard”)
Nota 4: Probabilmente è il maschio
di Astòre |
In modo totalmente
indipendente dall'Europa, la falconeria
si era sviluppata anche nell'America
precolombiana: all'inizio del sedicesimo secolo,
l'avventuriero spagnolo Hernan Cortés riferì di
aver visto alla corte del re azteco Montezuma un
gruppo di rapaci che venivano addestrati e
mantenuti per la caccia.
La falconeria, in Occidente, iniziò a declinare
a partire dal XVII secolo sia per via degli
sconvolgimenti sociali e delle guerre in tutta
Europa sia a causa della diffusione delle armi
da fuoco. Il culmine della decadenza viene
raggiunto nei primi decenni del 900, quando
l’atteggiamento dell’uomo verso i rapaci sembra
del tutto ribaltato: iniziano così gli anni bui
sia per i rapaci che per la falconeria; il
nobile Falco pellegrino e tutti i suoi parenti
vengono considerati animali nocivi e vengono
uccisi a migliaia dai guardiacaccia, dai
contadini, dagli allevatori di piccioni
viaggiatori ed anche per motivi militari; si
procedeva all’abbattimento diretto, anche con
vere e proprie battute di caccia per eliminare i
rapaci, ma anche con avvelenamento, distruzione
di nidi, uova e nidiate e trappole. Il colpo di
grazia arrivò subito dopo la fine della seconda
guerra mondiale con l’invenzione e la diffusione
mondiale del DDT e altre molecole di
organoclorurati: le popolazioni di rapaci si
ridussero tremendamente in tutto il mondo, fino
ad arrivare quasi all’estinzione. È a partire
dagli anni 60 che iniziarono a nascere quindi i
primi progetti di conservazione dei rapaci e i
primi centri di riproduzione in cattività grazie
ai quali, attraverso la reintroduzione si riuscì
a salvare numerose specie, prima fra tutti il
Falco pellegrino. Il numero di falconieri, come
è stato detto, si era molto ridotto già a
partire dal XVII secolo e solo piccolissimi ed
isolati gruppi sparsi in varie parti del globo
hanno continuato a praticare quest’arte e a
trasmetterla ai posteri. È da notare che il
fortissimo calo che ebbero le popolazioni di
rapaci fu dovuto soprattutto alla persecuzione
diretta e agli organoclorurati cui si è
accennato prima, e i falconieri non sono
sicuramente stati una causa di estinzione. Anzi,
se oggi molte popolazioni di rapaci in varie
parti del mondo sono ritornate fiorenti si deve
proprio ai falconieri, che dal XVIII secolo in
poi sono stati praticamente gli unici a
difendere i rapaci dalla distruzione a tappeto,
sostenendo la loro bellezza ed utilità
ecologica; i grossi centri di riproduzione in
cattività a cui si deve la sopravvivenza di
molte specie, come il Peregrine Fund, che ha
salvato il Falco pellegrino in Nord America,
sono stati fondati e gestiti da falconieri. Oggi
la sensibilità verso la conservazione dei rapaci
e della biodiversità in generale è aumentata, i
rapaci non sono più perseguitati e le loro
popolazioni si sono riprese. Anche il numero di
falconieri è ritornato a crescere, e ad essi e
alle loro attività (bird-control,
riabilitazione, didattica ambientale e
sensibilizzazione del pubblico) si deve in parte
la maggiore coscienza naturalistica dei tempi
moderni.
Oggi, la falconeria ha ancora molti cultori in
alcuni paesi arabi, dove talvolta la si pratica
con grande dovizia di mezzi. Altrove e
generalmente rappresentata da poche decine di
appassionati che tuttavia sono numericamente
stabili e appaiono disposti ad affrontare enormi
sacrifici per poter continuare a praticare
questa arte tradizionale e straordinariamente
emozionante. Un'eccezione e forse costituita da
Germania e Regno Unito, dove i proprietari di
falchi si contano ormai a migliaia e
appartengono a tutti gli strati sociali.
Testi e foto © by Hyerax (hyerax@gmail.com)
e www.falconeria.info