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Seppur la legge nazionale sulla
caccia n 157 abbia rappresentato un grande successo per i falconieri poichè
consente la falconeria in Italia, essa ha dato anche molte limitazioni, a
scapito sia dei falconieri che dei rapaci, anche a causa della sua non recente
introduzione. Tale legge infatti consente la falconeria solo se in possesso di
porto d’armi per arma ad un colpo (lo stesso previsto per la caccia con l’arco);
questa imposizione legale innanzitutto va a discapito dei rapaci, in quanto
costringe i neo-falconieri a studiare le tecniche di utilizzo delle armi da
fuoco quando invece essi useranno solo rapaci; sarebbe dunque meglio se si
introducesse una "Licenza di falconeria" per ottenere la quale si debba
sostenere un esame basato sulla biologia e gestione dei rapaci in cattività (e
non delle armi da fuoco!). L imposizione del porto d’armi inoltre impedisce di
praticare legalmente la falconeria a coloro i quali, quando esisteva, hanno
prestato servizio civile come obiettori di coscienza e che non possono
richiedere un porto d’armi (ma i falchi non sono armi da caccia!). Inoltre resta
dubbiosa la posizione legale di quanti (e il loro numero sta aumentando a
dismisura!) preferiscono addestrare rapaci sia notturni che diurni al volo
libero ma non alla caccia. Ma i falconieri devono anche affrontare altri
problemi, che potrebbero essere risolti giuridicamente. Primo tra tutti il
divieto di praticare la falconeria in alcune regioni come Trentino e Sardegna.
Un secondo, e molto più grave, problema è che i falconieri sono costretti a
frequentare gli stessi territori negli stessi orari dei cacciatori; purtroppo
però in questa situazione si incorre spesso in “incidenti” provocati dai soliti
cacciatori “sparatutto”, che portano all’uccisione in media di circa 5 falchi da
falconeria ogni anno su tutto il territorio italiano (e visto l’esiguo numero di
falconieri italiani, è una media altissima!); i falconieri dovrebbero avere il
diritto di poter cacciare e far volare i propri rapaci in territori e/o giorni
distinti dai cacciatori col fucile, magari tutto l’anno, perché si deve tenere
in considerazione il fatto che i rapaci sono cacciatori selettivi e a basso
impatto: con un falco da caccia non si può “bracconare” e non si possono fare
stragi! Dopo aver accennato ai diritti e falconieri, veniamo i diritti dei
rapaci. L’appena citata legge nazionale sulla caccia ha anche rivoluzionato la
giurisdizione italiana in merito alla protezione dei rapaci, in quanto è stata
la prima legge a proteggerli in Italia, dopo tanti anni i massacri. Le
popolazioni di molte specie di rapaci oggi sono per fortuna in forte ripresa, ma
sussistono ancora molti fattori di rischio, soprattutto per alcune specie che
faticano a riprendersi; i rapaci dovrebbero avere il diritto di nutrirsi di
prede sane e non avvelenate da pesticidi, erbicidi e bocconi, il diritto di
riprodursi senza essere disturbati e di trovare siti idonei alla nidificazione,
ma soprattutto il diritto di volare liberi e tranquilli in natura senza essere
fucilati da bracconieri e cacciatori “sparatutto”. Per ottenere ciò sarebbe
auspicabile una maggiore attenzione giuridica alle problematiche di
conservazione ma anche maggiori controlli da parte degli organi preposti.