|
Prima di andare avanti a descrivere le tecniche
pratiche, è bene soffermarsi a descrivere brevemente
alcune caratteristiche biologiche dell’ordine degli
Strigiformes, poichè è sempre fondamentale
conoscere adeguatamente la biologia delle specie con
le quali si lavora.
Fig. 2.1.1:
Classificazione sistematica dell’Ordine
Strigiformes cui appartengono
tutti i rapaci notturni. |
Intanto bisogna dire che non esistono rapporti di
parentela tra i rapaci notturni ed i rapaci diurni.
Sembrano, per certi versi, molto simili, ma in
realtà la loro similitudine è dovuta a dei
coadattamenti alla predazione (artigli, becchi) e
non ad una origine filogenetica comune. Il rapporto
di parentela che corre per esempio tra un Gufo reale
(Bubo bubo) ed un’Aquila reale (Aquila
chrysaetos) non è molto dissimile dal rapporto
di parentela che corre tra un fagiano ed una gazza.
Fig. 2.1. 2: Generi
principali dell’ordine degli
Strigiformi. In basso, da sinistra:
Barbagianni (genere Tyto), Allocco
(genere Strix), Gufo reale europeo
(Genere Bubo), Gufo comune (Genere Asio)
e Assiolo (Genere Otus) |
Le caratteristiche che distinguono gli Strigiformi
da tutti gli altri uccelli sono numerose; qui di
seguito elencheremo e descriveremo brevemente le
principali. I rapaci notturni hanno generalmente una
coda piuttosto corta e per questo non sono dei
grandi manovratori e ali che possono essere lunghe e
appuntite come nel Barbagianni o nel Gufo comune
oppure tozze e corte, come nell’Allocco o nella
Civetta, in funzione dei diversi adattamenti al volo
(ali lunghe: volo molto agile; ali corte: volo poco
agile ma più veloce e più adatto a zone ricche di
vegetazione). Il loro piumaggio è molto morbido e
ciò potrà sentirsi anche al tatto quando accarezzate
uno di questi splendidi rapaci; la morbidezza è
dovuta alla presenza di una specie di “velluto” che
ricopre tutte le penne (fig 2.2.1 a destra); in
aggiunta a questo velluto le remiganti primarie più
esterne dell’ala possiedono una “frangiatura” (Fig.
2.2.1 a sinistra): questi due adattamenti (velluto +
frangiatura) servono ad eliminare i vortici di aria
che si creano sulle ali durante il volo, funzionando
come un silenziatore; un Gufo reale di 3 kg di peso
può arrivarvi alle spalle senza che voi vi
accorgiate di nulla! All’arma del volo silenzioso
gli Strigiformi aggiungono anche l’arma del
mimetismo per non essere scoperti dalle loro prede;
grazie a questi due elementi gli Strigiformi possono
stare anche lunghi minuti a “studiarsi” (con
l’udito, che funziona quasi come un radar) una preda
in tutta tranquillità prima di attaccarla senza
pericolo di essere scoperti.
Fig. 2.2.1: L’immagine a
sinistra mostra la frangiatura sul lato
esterno della remigante primaria (P11)
di un Gufo reale africano; la foto a
destra mostra invece il “velluto” che
ricopre tutto il resto del piumaggio dei
rapaci notturni. Entrambe queste
strutture contribuiscono a silenziare il
loro volo. |
Fig. 2.2.2: Zampa di Gufo
reale africano vista da sotto. Notare i
piccoli cuscinetti che forniscono al
rapace una presa sicura sulle prede e i
posatoi. |
I tarsi sono in genere tozzi e spesso ricoperti da
piumino o filopiume che hanno uno scopo protettivo
contro i morsi dei roditori oppure contro il freddo
come nel Gufo delle nevi. La pianta del piede è
dotata di piccole estroflessioni che aumentano la
presa sulla preda e sui posatoi (Fig. 2.2.2). Gli
artigli sono adunchi e molto taglienti soprattutto
nelle specie di piccola mole come il Barbagianni; a
confronto gli enormi artigli di un Gufo reale hanno
una punta quasi arrotondata, non hanno capacità di
taglio o penetrazione ma solo capacità di presa
sulle prede di grossa dimensione.
Come molti di voi sapranno, la vista dei rapaci
notturni è particolarmente sviluppata. Lo sviluppo
del loro sistema di visione è però diverso rispetto
ai rapaci diurni; mentre in questi ultimi la vista è
sviluppata verso una maggiore definizione delle
immagini, grazie ad una elevatissima concentrazione
di coni nella loro fovea e alla presenza di due
fovee (un Falco pellegrino può vedere come se avesse
un binocolo a 8 ingrandimenti incorporato nel suo
occhio!), invece nei rapaci notturni il sistema di
visione è sviluppato verso una capacità di visione
notturna particolarmente efficiente; in questi
rapaci infatti le palle degli occhi sono enormi (in
un gufo reale sono grandi quanto quelle umane!) il
che ha richiesto una particolare modificazione del
cranio, inoltre la loro retina possiede una
elevatissima densità di bastoncelli (le cellule
sensoriali dell’occhio in grado di percepire la
luce). Dunque l’occhio di un rapace notturno
funziona alla stregua di un visore notturno
militare: intensifica la pochissima luce ambientale
per consentire al rapace di vedere anche al buio.
Proprio per questo meccanismo di funzionamento (che
non è un sistema all’Infrarosso o a Termo-Immagine)
un rapace notturno può sì vedere di notte ma non è
in grado di avere una visione perfetta
dell’ambiente, soprattutto nelle notti più buie dove
manca totalmente qualsiasi minima illuminazione
ambientale. Un rapace notturno nel buio più totale
NON vede! (come potete appurare voi stessi, per
esempio, ponendo il vostro Barbagianni in una stanza
totalmente buia). La vista viene dunque usata solo
per gli spostamenti ma non è sufficiente a garantire
ad un rapace notturno l’individuazione perfetta di
una preda piccola come un microroditore a decine di
metri di distanza: per questo scopo gli Strigiformi
usano infatti il loro straordinario udito.
Fig. 2.3.1: Le iridi dei
rapaci notturni possono essere di
diversi colori. L’immagine mostra 3
esempi (due opposti e uno intermedio) di
diverse colorazioni delle iridi: i
rapaci notturni a iride molto chiara,
come il Gufo reale africano (Bubo
africanus) dell’immagine a sinistra,
sono adattati ad una vita prettamente
diurna-crepuscolare, essi sopportano
bene la forte luce solare senza
risultarne infastiditi; rapaci notturni
con iride totalmente scura, come il
Barbagianni (Tyto alba)
dell’immagine a destra (e come
l’Allocco) invece sono adattati
all’attività prettamente notturna, essi
mal sopportano la luce solare diretta e
ne sono molto infastiditi; è infatti
raro osservare un Barbagianni o un
Allocco in pieno giorno; infine, rapaci
con iride di colore intermedio come il
Gufo reale europeo (Bubo bubo)
dell’immagine centrale, sono più
eterogenei, potendo essere attivi sia di
giorno che di notte allo stesso tempo
senza grossi problemi. |
Fig. 2.3.2: L’iride dei
rapaci notturni, comunque, si adatta
alle diverse condizioni di luce
espandendosi o rimpicciolendosi ad una
velocità fulminea, come mostrato da
questi due fotogrammi registrati ad 1/24
esimo di secondo l’uno dall’altro. |
La vera forza dei rapaci notturni, a livello
sensoriale è l’udito. In queste specie l’udito è,
come la vista, estremamente sviluppato ed è il vero
senso che consente loro di individuare una preda
anche a decine di metri di distanza e catturarla con
la massima precisione. Gli Strigiformi possiedono
innumerevoli adattamenti fisiologici ed anatomici
per amplificare enormemente le onde sonore, per
esempio:
Ø
1) Collocazione asimmetrica dei padiglioni
auricolari
Ø
2) Struttura “a parabola di amplificazione” della
faccia (Disco facciale)
Fig. 2.3.3: La cavità
auricolare vera dei rapaci notturni è
nascosta dietro le piume della testa,
appena dietro gli occhi.
|
Fig. 2.3.4: Il disco
facciale (foto a destra) funziona da
parabola di amplificazione delle onde
sonore. Esso è composto da filopiume
particolarmente dure e intrecciate che
riflettono meglio i suoni (foto a
sinistra) |
Ø
Come abbiamo detto in precedenza i rapaci notturni
NON cacciano con la vista ma con l’udito!
Ø
Essi usano la loro vista molto sensibile solo per
potersi spostare nei loro habitat durante le ore
notturne senza andare a sbattere ovunque
Ø
Invece è grazie all’udito che essi possono catturare
con estrema precisione le loro prede.
Ø
Il loro udito così amplificato, sensibile e
direttivo, consente a questi rapaci di individuare
con una precisione millimetrica la presenza e
posizione di un insetto o un micromammifero anche a
decine di metri di distanza dal loro posatoio.
Ø
Addirittura i rapaci notturni possono quindi
catturare una preda anche senza vederla (sotto
l’erba o sotto la neve!!!)
Fig. 2.3.5: I movimenti
della testa (“Boobing”) che i rapaci
notturni fanno sono finalizzati a
inquadrare meglio la provenienza di un
suono che stimola la curiosità del
rapace (per esempio una preda). |
Ø
I Rapaci notturni sono tutti predatori
Ø
Si nutrono quasi ed esclusivamente di prede vive che
cacciano fondamentalmente con l’udito da
appostamento o con la ricerca in volo (Gufo comune e
Barbagianni per esempio).
Ø
Le prede più frequenti sono i micromammiferi
(roditori ed insettivori) ma anche invertebrati
(lumachine, lombrichi, grilli, cavallette), più
raramente Rettili e Anfibi.
Ø
Alcune specie si nutrono anche di pesce (Civetta
pescatrice) o di grossi Mammiferi come Conigli,
Lepri, cuccioli di Volpe, piccoli Carnivori ecc.
(come il Gufo reale).
Ø
Dopo ogni pasto i rapaci notturni rigettano una
pallottola detta borra o bolo contenente i resti
indigeriti delle prede (pelo, penne, ossa). Le borre
sono inodore e appena rigettate sono ricoperte da
uno strato mucoso che secca entro poche ore. È
importante in cattività alimentare periodicamente
(almeno 2-3 volte alla settimana) i rapaci notturni
con carne non netta, cioè con topi interi, ratti
interi, pezzi di coniglio con il pelo, pulcini di
pollo o quaglie con le penne in modo tale da dar
loro la possibilità di rigettare la borra che svolge
un fondamentale ruolo nella pulizia dell’intestino
contribuendo così a mantenerlo in buona salute.
Ø
Contrariamente a quanto si pensa i rapaci notturni
non assorbono i liquidi solo dalla carne (che deve
sempre essere fresca!) ma bevono frequentemente,
soprattutto durante il periodo estivo, dunque in
cattività va sempre fornita loro una ciotola con
acqua fresca e pulita. La ciotola deve essere di
dimensioni idonee per consentire al rapace anche di
fare il bagno, cosa che i notturni amano!
Specie |
Conigli |
Uccelli |
Roditori |
Grandi passeriformi |
Piccoli passeriformi |
Insetti |
Lombrichi |
Anfibi e Rettili |
Gufo reale europeo |
66% |
13% |
16% |
3% |
2% |
Tracce |
|
Tracce frequenti |
Gufo comune |
|
|
94% |
Tracce |
4% |
2% |
|
Tracce |
Assiolo |
|
|
19% |
|
6% |
65% |
4% |
6% |
Allocco |
3% |
5% |
70% |
4% |
12% |
4% |
|
2% |
Civetta |
|
|
60% |
Tracce |
9% |
10% |
15% |
6% |
Barbagianni |
|
|
76% |
4% |
11% |
3% |
|
6% |
Tab. 2.4.1: Quadro
sinottico sintetico delle abitudini
alimentari in natura di alcune specie di
rapaci notturni italiani. |
Fig. 2.4.1: Una borra di
Gufo comune (Asio otus) |
Le tecniche di caccia di questi rapaci sono
sostanzialmente diverse rispetto ai rapaci diurni; i
notturni hanno, abbiamo detto, una vista molto
sviluppata, ma non tanto al fine di individuare
prede molto distanti (come nei diurni, cioè grazie
ad un elevato numero di coni nella fovea) ma bensì
al fine di riuscire a “vedere” bene anche al buio e
quindi muoversi, volare e spostarsi nella notte
(cioè grazie ad un elevato numero di bastoncelli
nella retina; si ricordi che i coni sono le cellule
dell’occhio sensibili ai colori ed i bastoncelli
sono sensibili alla luce). Non è tanto grazie alla
vista che gli Strigiforrmi riescono a cacciare le
loro prede di notte, la vista serve loro solo a
volare tranquilli nel buio senza andare a sbattere
contro gli alberi. Invece il senso che permette loro
di individuare con precisione una preda è l’udito
(gli Strigiformes, sono tra gli uccelli
quelli che ci sentono meglio, è infatti risaputo che
gli uccelli di norma hanno un udito poco sviluppato
a differenza dei Mammiferi). Ma, a differenza della
vista, individuare il punto preciso in cui si trova
una preda solo con l’udito, richiede una complessa
“elaborazione di dati” da parte del cervello, per
cui un rapace notturno, appollaiato sul suo
posatoio, valuterà per lungo tempo (alcuni minuti o
anche decine di minuti) il modo migliore di
approccio alla preda prima di attaccarla (velocità,
direzione etc), basandosi anche sulla copertura del
buio, sulla sua mimetizzazione e sulla sua
silenziosità, per cui la preda rimane completamente
ignara di quello che sta succedendo. Questo è uno
dei motivi che spiega la notevole “passività” dei
rapaci notturni rispetto ai diurni.
Infatti la maggior differenza, a livello
applicativo, tra notturni e diurni e che è poi il
principale fattore che determina le loro difficoltà
di addestramento è appunto la “passività”. I rapaci
notturni sono uccelli dal metabolismo lento e,
soprattutto, dai movimenti e dalle reazioni molto
lente. Uno dei motivi è quello spiegato sopra. Non
essendo animali dal volo agile, devono valutare con
precisione il modo di approcciare la preda (o il
cibo posto sul pugno) per cui, almeno nelle prime
fasi di addestramento, ci faranno sudare molto per
convincerli a venire al pugno o ad inseguire il
logoro al traino. Questa è, secondo me, la
principale differenza tra l’addestramento di un
rapace notturno e quello di un diurno. Se già con i
diurni si fa una certa fatica per convincerli al
salto sul pugno e sul logoro, questa fatica sarà
amplificata nei notturni. Bisognerà sfruttare al
meglio intanto la nostra stessa pazienza, e poi
anche le tecniche di controllo del peso, della fame
ed il condizionamento etologico, che verranno
analizzate più dettagliatamente nei paragrafi
successivi.
Il seguente paragrafo illustrerà alcuni dei
comportamenti tipici degli Strigiformi per aiutare
l’allevatore a leggere il linguaggio del corpo di
questi rapaci e sapersi adattare di conseguenza
intervenendo quando necessario.
Fig. 2.6.1: Difesa
attiva. I rapaci notturni imprintati
sull’uomo non sono aggressivi. Possono
diventarlo se non imprintati oppure se
addestrati male (quando si esagera col
calo di peso e controllo della fame);
possono dare segni di aggressività
quando vengono cresciuti e allevati
senza mai vedere persone diverse
dall’allevatore, diventando così molto
territoriali attaccheranno chiunque
altro entri nella voliera. Le foto
mostrano un tipico atteggiamento di
difesa attiva: il rapace gonfia il
piumaggio per sembrare più grande (“Threat
posture”). |
Fig. 2.6.2: Difesa
attiva. Altre due foto che illustrano un
tipico atteggiamento di difesa attiva:
il gufo sull’immagine sinistra è molto
“innervosito” rispetto al gufo
sull’immagine destra, e ciò è leggibile
dal suo linguaggio corporeo in quanto le
piume della testa vengono gonfiate per
far apparire l’animale più grande.
|
Fig. 2.6.3: Difesa
passiva. Il mimetismo nei rapaci
notturni non è solo uno strumento per la
caccia (insieme al volo silenzioso) ma
anche uno strumento di difesa passiva. |
Fig. 2.6.4: Difesa
passiva. Quando un rapace notturno tiene
il piumaggio stretto ed aderente al
corpo vuole nascondersi perché ha visto
un pericolo avvicinarsi. Come il
piumaggio gonfio (difesa attiva,
pericolo molto vicino), il piumaggio
molto aderente, come quello del Gufo
comune di questa foto, indica che il
rapace non è tranquillo perché ha notato
qualcosa che lo infastidisce o un
potenziale pericolo. |
Fig. 2.6.5: Il gioco è
una componente tipica dell’ontogenesi
comportamentale in tutti i predatori
(rapaci notturni e diurni, Canidi,
Felidi etc.). I rapaci notturni a
differenza però di altri predatori
restano giocherelloni e curiosi anche da
grandi. |
Fig. 2.6.6: Il riposo
occupa nella vita di un rapace notturno
una grossa percentuale di tempo. I pulli
possono dormire anche per 20 ore al
giorno, gli adulti possono restare
appollaiati dormendo o in dormiveglia o
in roosting fino all’85-90% del tempo
durante una giornata. Per il riposo i
pulli possono stirarsi completamente
come facciamo noi umani (foto sopra),
mentre una volta cresciuti riposeranno
in piedi (tenendo a volte una zampa
alzata) oppure accovacciati (foto sotto)
con le zampe in avanti (posizione
diversa dalla posizione di cova, in cui
le zampe vengono invece tenute sotto il
corpo). |
Fig. 2.6.7: Cura del
corpo. I rapaci notturni come tutti gli
uccelli passano molto tempo al giorno
nella pulizia e cura del loro corpo. Il
Preening consiste nella pulizia del
piumaggio e lisciatura delle penne col
becco, usando anche uno speciale liquido
oleoso impermeabilizzante prodotto dalla
ghiandola dell’uropigio posta sopra la
coda. Lo scrolling serve infine per
sistemare il piumaggio dopo il preening.
Lo stretching (one-leg-one-wine e
double-wing) viene praticato soprattutto
dopo un periodo di riposo o di sonno.
Spesso è possibile osservare i rapaci
notturni “sbadigliare” aprendo
ripetutamente il becco: questo non è un
vero e proprio sbadiglio, ma un
movimento che questi rapaci fanno per
sgranchire i muscoli della mascella. |
Fig. 2.6.8:
Termoregolazione nei rapaci notturni.
Quando osservate il vostro rapace
notturno tenere le ali semiaperte e
abbassate (foto a sinistra) e/o in
“Fluttuazione gulare” (respira col becco
aperto, con visibili movimenti
fluttuanti della gola) ciò indica che
sta sentendo caldo e bisogna intervenire
per metterlo in una condizione di
benessere climatico (spostarlo in un
luogo più fresco o bagnarlo con
dell’acqua). |
Volete
Approfondire questo argomento?
Se volete
imparare di più le tecniche e approfondire i
concetti di questa pagina web,
consultate i
nostri prodotti multimediali, libri e CD
|
|