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 Riproduzione in cattività del Falco pellegrino (Falco peregrinus)
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Introduzione alla riproduzione in cattività del Falco pellegrino

Sebbene i falconi siano stati addestrati e fatti volare nello sport della falconeria per più di trecento anni, solo nell’ ultimo cinquantennio alcuni falconieri hanno fatto sostenuti tentativi di riprodurre questi uccelli in cattività. A partire dal 1960, e particolarmente dal 1965, si è sviluppato un interesse su scala mondiale nel perfezionare i metodi per la riproduzione degli uccelli da preda in cattività con particolare riguardo ai grossi falconi. I primi consistenti e incoraggianti risultati sono stati ottenuti con il Gheppio Americano e con il Gheppio Europeo, sebbene in Germania nel 1962 si sia avuta la prima riproduzione cattività di una coppia di Pellegrini ad opera del falconiere Renz Waller.

In generale il maggiore interesse è stato focalizzato sul Falco Pellegrino a causa delle grosse richieste come uccello per la falconeria e dello stato di forte pericolo di alcune popolazioni riproduttive del Nord America e dell'Europa in seguito ai dannosi effetti del del massiccio uso dei composti organoclorinici (DDT) sullospessore del  guscio  delle uova e conseguentemente sul risultati riproduttivi.

Le esperienze degli ultimi decenni mostrano che la riproduzione in cattività , pratica e su larga scala, è realizzabile per molte specie di rapaci inclusi i Pellegrini. Almeno 20 specie appartenenti al genere Falco sono state fin oggi riprodotte in cattività in buon numero.

In un progetto di riproduzione in cattività di Falchi Pellegrini, 30 coppie in buono stato riproduttivo sono sufficienti ad allevare duecento o più giovani falconi ogni anno; una cifra molto superiore a quella prodotta annualmente degli esemplari selvatici.

 

 

 

Biologia

 

Nome e Classificazione: Il falco Pellegrino (Falco Peregrinus, Ingl. Peregrine Falcon, Fr. Faucon Pèlerin, Ted. Wanderfalken) appartiene all’ordine dei Falconiformi, genere Falco. E’ diffuso su quasi tutto il globo, con circa 22 popolazioni riproduttive locali (o sottospecie).

Morfologia e Biometria : Non mi soffermo a darne una completa descrizione morfologica (che può essere letta su una qualsiasi guida ornitologica), ma ricordo solo che la femmina ed il maschio sono molto simili eccetto che per le dimensioni: la femmina infatti è più grossa e perciò nel gergo della falconeria è detta "falcone", mentre il maschio è di un terzo più piccolo ed è detto appunto "terzuolo". Questo dimorfismo sessuale dimensionale rovesciato (Reversed Sexual Size Dimorfism: RSSD) è una caratteristica comune a tutto il genere Falco ed a gran parte degli uccelli rapaci. I principali caratteri per distinguere gli immaturi dagli adulti sono: la testa che nell’immaturo è bruno scura e nell’adulto nera, i mustacchi bruno scuri negli immaturi e neri e stretti negli adulti, il petto con gocciolature scure verticali nei giovani, con sottili bandeggiature nere orizzonatli negli adulti, ed i tarsi e le zampe grigiastre negli immaturi, giallo brillanti negli adulti .

Il piumaggio adulto viene raggiunto nel secondo inverno di vita. Negli adulti la muta si ha tra agosto e dicembre mentre negli immaturi si ha tra marzo e dicembre.

Dal punto di vista dimensionale si hanno i seguenti caratteri biometrici (F. p. peregrinus):

 

Carattere

Maschio

Femmina

Peso

400-650 gr

700-1000 gr

Lunghezza

38-42 cm

40-48 cm

Ala

280-300 mm

320-340 mm

Coda

130-160 mm

Ap. alare

800-1100 mm

Becco

20 mm

Tarso

45-50 mm

 

Habitat: Il pellegrino può coprire un’ ampia varietà di habitat che comunque devono contenere al loro interno delle zone rocciose piuttosto elevate e frastagliate. Vengono evitate solò le zone boscose, quelle desertiche e quelle troppo aride.

Alimentazione: Cacciatore esclusivamente aereo, oltre il 98% delle sue prede sono uccelli di dimensioni oscillanti tra quella di un passero e quella di un germano reale. Le prede preferite sono comunque i piccioni, gli storni, i tordi, le pernici, i corvidi e non disdegna anche altri rapaci quali il gheppio.

Solo occasionalmente può catturare insetti, pipistrelli o micromammiferi terrestri.

La ricerca viene effettuata attraverso lunghi voli esplorativi oppure all’agguato; passa infatti molto tempo nei suoi posatoi preferiti come speroni di roccia o rami sulle rocce ove nidifica.

Nelle fasi di volo raggiunge fino agli 80 Km\h mentre in picchiata può superare i 200.

Riproduzione: Tra la fine della stagione invernale e l’inizio di quella primaverile hanno il via le parate nuziali e gli accoppiamenti. Sono voli spettacolari e mozzafiato in cui i maschi attirano le femmine, e le corteggiano anche offrendo loro delle prede.

Il tipico sito per la nidificazione è una coppa appena accennata su anfratti naturali di rocce a picco alte da pochi mt a diverse centinaia. Ogni coppia possiede vari siti alternativi per la nidificazione, in genere non molto lontani gli uni dagli altri.

Nel nido vengono da 1 a 7 uova ( in media 3-4) color crema, con macchie rossicce, la cui dimensione varia da 45 a 58 mm in lunghezza, da 36 a 44 mm in larghezza mentre il peso è di circa 45 gr.L’incubazione inizia a partire dal secondo o dal terzo uovo, comunque prima che tutta la covata sia completa, dura da 28 a 31 gg ed è opera della sola femmina. Il maschio invece procvvede a portare il cibo a tutta la famiglia almeno fino a quando la femmina potrà anch’essa andare a caccia e cioè quando i pulcini avranno circa 2 settimane di età. A 3 settimane i piccoli possono già mangiare da soli ed a 35 gg essi abbandonano il nido restando però sempre nelle sue vicinanze per altre 3-4 settimane, periodo in cui essi vengono ancora alimentati dai genitori ed istruiti sulle tecniche di caccia. A questo punto i giovani sono già capaci di catturare da soli delle prede ed iniziano dunque a disperdersi in erratismo.

Allo stato selvatico la produttività media misurata per una coppia è di 1,5-3 giovani l’anno.

Sottospecie: Come abbiamo detto se ne conoscono più di 20 anche se alcune sono praticamente indistinguibili. Vi è la tendenza generale ad una diminuizione delle dimensioni passando dalle sottospecie nordiche a quelle più meridionali ( con l’eccezione del Pealei). Penso sia inutile descriverle tutte in questa sede; è invece più importante trattare le sottospecie che più comunemente possono essere reperite presso gli allevamenti.

 

N

NOME

DISTRIBUZIONE

CARATTERISTICHE

1

peregrinus

Europa settentrionale fino alla Scandinavia, Isole Britanniche, Asia centro settentrionale

Grossa mole, petto chiaro, assenza di tinte rossicce.

2

brookei

Bacino del Mediterraneo (Europa meridionale)

Più piccolo della precedente.Tonalità rossicce e caratteristica macchia  rossic-cia sulla nuca. Mustacchi larghi e colore nero del capo più esteso.

3

anatum

Nord America, dalla Groellandia al Messico

Scuro e rossiccio inferiormente.

4

pealei

Continente americano, Isole Aleutine

( migra in California).

Grosso e bluastro superiormente.

 

 

Uso in falconeria

 

Viene usualmente fatto valare praticamente a tutte le prede tipiche della caccia di alto volo quali corvidi (gazze, taccole corvi), tetraonidi ( starne, fagiani, pernici,), beccacce, ed anatidi. Sin dalle origini della falconeria comunque i falconieri hanno visto nella "Red grouse" la preda prediletta dal pellegrino addestrato. Ben adattato ai cambi climatici, esso si esprime al massimo nella caccia d’alto volo in giornate ventose e fredde e grazie alla sua coda corta ed alla notevole apertura alare potrà effettuare degli spettacolari voli.

I Pellegrini maschi (terzuoli) sono maestri di agilità e di velocità. Essi sono meglio sfruttabili per la caccia a prede più piccole. I maschi sono molto efficienti con le pernici e con le gazze mentre i corvi e le cornacchie vengono lasciati alle più potenti femmine (dette falconi).

Il suo facile addestramento, le sue notevoli performances , la velocità e lo stile sul campo ne hanno fatto il rapace preferito nella falconeria per vari centenni; anche oggi penso non ci sia falconiere che non possegga, o abbia volato uno o più pellegrini nella sua carriera. Ma possono essere usati solo falchi nati in cattività da almeno due generazioni (F2). Questo il motivo per cui ritengo sia importante che ogni falconiere, che ne abbia la possibilità e la voglia, si accinga alla propagazione in cattività di tale falco. Ciò permetterà di avere sempre a disposizione uno stock di rapaci con i quali sostituire eventuali perdite, selezionare individui particolarmente capaci nella caccia, e recuperare le spese di mantenimento. Magari molti avranno provato la riproduzione in cattività ma, rimasti delusi dai primi tentativi, hanno rinunciato.

Allora la prima regola per chi si accinge a questo allevamento è non perdersi mai d’animo e avere molta pazienza: conosco persone che hanno avuto la nascita dei primi pulcini da una coppia formata già da 5 o 6 anni, benché la maturità venga raggiunta a 2-3 anni di età (ciò si spiega perché gli esemplari hanno avuto bisogno di molto tempo per adattarsi a dovere alla vita in voliera).

Per chi ha serie intenzioni di praticare la riproduzione in cattività dei falconi ( e dei rapaci in generale) inoltre è di enorme importanza fare tesoro delle esperienze e delle tecniche sviluppate in decenni di studi da parte di centinaia di persone in tutto il mondo: tali informazioni sono state pubblicate su libri ed articoli che dunque bisogna tenere sempre presenti. Non pensate egoisticamente di poter fare tutto da soli e di potere risolvere tutto con la sola esperienza: alcune tecniche non li scoprirete mai da soli neanche in 50 anni di pratica! ( del resto, se non fosse così nel mondo non sarebbero necessari tutti gli scienziati che invece operano).

 

 

 

 

 

TECNICHE PRATICHE DI PROPAGAZIONE

 

Stock riproduttivo

 

Purtroppo solo alcuni individui si accoppieranno e si riprodurranno in cattività con successo; il primo obiettivo nello sviluppo di una colonia o anche solo di una coppia riproduttiva in cattività è dunque quello di selezionare uno stock adatto. La variabilità che esiste fondamentalmente è tutta una questione di selezione genetica: il canarino per es., soggetto a centinaia di anni di selezione genetica artificiale in cattività, è diventata una razza geneticamente "domestica", infatti ponendo assieme in una gabbia di adatte dimensioni una femmina ed un maschio di canarino ben difficilmente la loro riproduzione naturale verrà inibita, a meno che non subentrino fattori ambientali non genetici. Non c'è dubbio dunque che la predisposizione di un falcone a riprodursi in cattività sia determinata e dalla sua costituzione genetica e dalle condizioni ambientali non genetiche, cioè dal tipo di comportamento che esso ha appreso sin dal suo primo giorno di vita ( compreso l’imprinting) che ne condiziona l’adattamento alla vita in cattività. Se quasi tutti i canarini si riprodurranno in cattività senza problemi, non tutti i Pellegrini faranno altrettanto con la stessa facilità. Dunque, in poche parole, il fattore principale che condiziona le performance in cattività è l’adattamento dell’animale a questo stile di vita, e l’adattamento ha sia una componente genetica sia una componente appresa. Nel reperire gli uccelli per la creazione di uno stock riproduttivo bisogna quindi tenere conto di alcuni fattori che aiuteranno subito ad evitare a priori alcuni tipici problemi della propagazione in cattività dei rapaci:

1) Se si intende procedere con la riproduzione naturale, assicurarsi che tanto i maschi quanto le femmine siano imprintati naturalmente sulla loro stessa specie, (cioè che siano stati allevati dai loro genitori naturali,"parent reared"); occorre evitare quindi gli esemplari imprintati sull’uomo (cioè che siano stati allevati a mano, "hand reared") o su altre specie ( nel caso siano stati allevati da genitori adottivi quali il Sacro o il Lanario, "cross fostered").

2) Se invece si ha la possibilità di usare l’inseminazione artificiale andrà bene qualsiasi individuo sia esso imprintato naturalmente o artificialmente; inoltre si avrà il vantaggio di scavalcare il problema dell’incompatibilità di coppia.

3) Scegliere per formare le coppie, individui non geneticamente correlati ( troppo imparentati ) e soprattutto assicurarsi che gli individui stessi non siano nati da genitori troppo correlati e possano dunque presentare possibili anormalità di origine genetica.

4) E’ preferibile reperire gli esemplari in giovane età piuttosto che da adulti già maturi ( con lo scopo di risparmiare tempo) e accoppiarli da subito in modo da permettere la formazione di un certo affiatamento tra i partners; tale sistema permetterà di evitare problemi di aggressività e di disadattamento al locale ed alle circostanze di allevamento.

5) Tenere conto della sottospecie: cioè evitare di usare un maschio di una sottospecie diversa della femmina; tale ibrinazione risulterà inutile praticamente e dannosa in quanto inquinerà il pool genetico. Inoltre informarsi sempre della sottospecie esatta a cui appartengono gli individui che si stanno usando allo scopo di assicurare loro le migliori condizioni climatiche e fotoperiodiche ( le sottospecie nordiche, per es. il Pealei, hanno bisogno di una manipolazione artificiale del fotoperiodo se allevate in regioni diverse da quelle di origine).

6) Se possibile richiedere un pedigree e comunque cercare di usare individui molto addomesticati cioè nati in cattività da un elevato numero di generazioni non correlate: essi infatti saranno geneticamente più adattati alla vita in cattività (ricordate il canarino).

7) Assicurare infine le migliori condizioni ambientali ed alimentari .

Normalmente i falconi vengono tenuti in coppia fissa per tutto l’ anno sebbene alcuni allevatori pensino sia importante separare la coppia durante l'inverno. Un tipico problema che spesso inibisce la riproduzione, è quello dell'eccessiva aggressività delle femmine nei confronti dei maschi; la soluzione in tal caso potrebbe essere quella di mettere sul blocco la femmina legandola con i geti e la lunga a una pertica bassa, per lasciare invece il maschio libero nella voliera; questa procedura sembra avere un buon effetto nel tenere a freno la femmina e nel permettere al maschio di stabilire una sufficiente dominanza, così che nel giro di 4-6 settimane quando la femmina verrà nuovamente rilasciata, i due coniugi saranno capaci di vivere insieme senza nessun pericolo di aggressività. Un’altra soluzione è quella di separare momentaneamente la femmina in un locale adiacente visibile dal maschio così da favorire una familiarizzazione a distanza tra i coniugi e permettere al maschio di stabilire una dominanza e conoscere più a fondo il locale ( con gli eventuali nascondigli e vie di fuga). Il problema dell'aggressività non sopravviene con i giovani falconi che vengono allevati insieme sin dai primi giorni di vita. Inoltre per superare i problemi di eccessiva aggressività e\o di maschi privi di iniziativa verso le femmine, sono state sperimentate delle terapie ormonali stimolanti. In seguito alla somministrazione artificiale di testosterone diluito si è ottenuto un incremento delle attività corteggiative e copulative. Il maschio del Pellegrino (terzuolo), che è molto più piccolo della femmina e più attivo ed eccitabile come partner durante il periodo precedente la deposizione, ha speciali problemi nell' adattarsi alle condizioni fisiche e sociali della vita in cattività. Può accadere che il corteggiamento aereo, stimolante ed importante nel promuovere un completo sviluppo sessuale del maschio, possa essere inibito in una voliera, con il conseguente blocco del ciclo riproduttivo . L'esperienza ha mostrato che invece le femmine in cattività raggiungono più facilmente le condizioni riproduttive piene e riescono ad entrare in estro ed a deporre le uova con maggiore facilità rispetto a quella con cui i maschi riescono a copulare ed eiaculare. Questo il motivo per cui molto spesso si ha la deposizione di uova non fertili da parte delle coppie di falconi. Il problema può essere risolto usando voliere di forma rettangolare.

 

Fig. 78: Coppia di Falchi pellegrini in voliera; la femmina (a sinistra) è più grossa del maschio (sulla destra). Notare la struttura della voliera completamente chiusa (“Skylight”) da pannelli di legno e i posatoi ricoperti da tappetino artificiale (Astroturf).

 

 

 

Alimentazione

 

L'alimentazione avviene attraverso porte o sportelli accessibili dall'esterno. La dieta consiste soprattutto di pulcini di pollo di cinque settimane di età , occasionalmente di quaglie, ratti, conigli, e pulcini di pollo di un giorno di età (D.O.C. "Day Old Chick" ). Anche la testa di pollo è un cibo adatto ed economico e può costituire la base principale della gestione alimentare di una colonia riproduttiva: unica precauzione è quella di ammorbidirla prima con un martello. I ratti e i conigli vengono sviscerati, ma tutti gli altri tipi di cibo vengono invece forniti interi. Viene inoltre data una supplementazione vitaminica e minerale soprattutto durante il periodo di muta e quello riproduttivo. Inoltre l'aggiunta di vitamine e sali minerali è fondamentale nei casi in cui non si abbia la possibilità di assicurare una certa variabilità alimentare: dunque evitare di fornire per lungo tempo lo stesso tipo di cibo, ma differenziare la dieta periodicamente.

E'sempre bene lasciare le piume ed il pelo nei cibi forniti allo scopo di favorire il rigurgito delle borre che hanno l'importante funzione di manternere in buona salute il tratto gastro-intestinale.

Da un punto di vista quantitativo non bisogna esagerare e sovralimentare gli uccelli. L' esigenza metabolica standard di un pellegrino in cattività è di circa 90 chilocalorie al giorno. Solo nei primi giorni si fornirà cibo abbondante e così ci si renderà conto della quantità media di cibo consumata dai due membri di una coppia; in base a ciò ci si regolerà per il tempo successivo. Comunque, come riferimento si può usare la tabella alimentare sotto illustrata.

 

TIPO

QUANTITA'

QUAGLIA

1 (180 gr)

DOC

4 (100 gr)

TOPO

4 (100 gr)

 

Bisogna però tenere conto del fatto che le esigenze alimentari si modificano periodicamente: in inverno gli uccelli avranno bisogno di una maggiore supplementazione di cibo soprattutto se alloggiati in voliere esterne, e anche nel periodo riproduttivo bisognerà fornire più cibo sia per le aumentate esigenze metaboliche delle femmine in deposizione sia per favorire un maggiore scambio di cibo tra i coniugi durante le parate corteggiative.

 

 

Alloggiamenti

 

L'ambiente della voliera deve fornire le adeguate condizioni fisiche e sociali per la riproduzione. Per i grossi falconi il minimo essenziale è che ogni coppia venga tenuta in una voliera separata così che gli uccelli possano sviluppare un certo senso di territorialità; ci deve inoltre essere un adatto sito per la nidificazione, e un adatto insieme di pertiche, oltre che uno spazio aperto per il corteggiamento e la riproduzione.

La dimensione ideale per una voliera varia dai 9 ai 35 mt2, in funzione del "tipo" di esemplari che si stanno allevando ( selvatici, ingiuriati permanentemente, imprintati, coppie naturali) con una altezza di 3-3,5 mt al vertice . I materiali da usare per i pannelli delle pareti laterali, del tetto e delle travi di sostegno, sono l’acciaio o altri metalli ed il legno, mentre bisogna evitare le materie plastiche eccetto che per le onduline del tetto. Il fondo è coperto da ghiaia grezza di due o più centimetri di diametro sopra la quale vi è un ulteriore strato di ghiaia di minor diametro e più liscia. Sotto ogni pertica viene sparsa della paglia per facilitare le operazioni di pulizia. Ogni voliera ha inoltre dei sistemi per fornire artificialmente acqua e luce (oltre che calore), controllati da interruttori o timer automatici.

La forma della voliera è notevolmente importante: le forme rettangolari strette foniscono una maggiore distanza di volo pur mantenendo la stessa area rispetto alle forme quadrate ( è dunque meglio un 3 x 6 piuttosto che un 4,5 x 4,5 a parità di area in mt2 ).

 

Per i falconi le voliere devono essere fornite di una varietà di posatoi, di tipo "shelf" o "ledge", posti a varie altezze sulle pareti, oltre che di due lunghe pertiche da lato a lato alle due estremità del locale per favorire i lunghi voli. È conveniente tenere la parte centrale della stanza completamente libera per non ostruire il volo dei rapaci e perciò non bisogna porre nè rami nè alberi nel centro della stanza. Nella figura a fianco viene mostrata una pertica a piattaforma che come si vede è ricoperta da un tappetino di erba sintetica (Astroturf).

Le migliori piattaforme da nido sono risultate essere quelle di forma triangolare (lato 1 mt) poste su un angolo all'altezza di circa 2,5-3 mt. È conveniente utilizzare due piattaforme a due angoli opposti della voliera, infatti ciò sarà utile quando, dopo avere prelevato le uova della prima covata, la femmina si accinge a deporre una seconda covata e molto spesso utilizzerà l'altra piattaforma da nido libera, così come avviene in natura.

E’ necessario considerare oltre che le dimensioni e l'ambiente interno della voliera anche la sua configurazione. Infatti le voliere possono essere completamente chiuse da tutti i lati con la luce proveniente solo dal tetto ("skylight") oppure possono avere una o più pareti aperte, cioè coperte solo dalla rete metallica. Ci sono delle notevoli differenze nell'uso di queste due configurazioni. Le voliere "skylight" hanno solide mura laterali ( costituite da pannelli metallici o di legno) e un tetto aperto alla luce, chiuso solo dalla rete; esse danno la massima opportunità di riprodursi agli uccelli eccessivamente nervosi e poco domestici. I pulcini che nascono in questo tipo di voliere hanno contatto solo con i loro genitori e con i loro fratelli o sorelle, ma non vedono nessun essere umano e nessun altro elemento esterno. Il loro unico contatto con l'esterno è l'udito . Purtroppo con questo metodo di allevamento vengono prodotti normalmente pochi uccelli. Inoltre non è possibile ispezionare con precisione i giovani e quindi eventuali problemi patologici non verranno individuati, di conseguenza diviene di fondamentale importanza mantenere un livello igienico il più alto possibile. I giovani uccelli che nascono in queste voliere e che vi vengono allevati non sono portati a caccia dai loro genitori e saranno nervosi e paurosi nei confronti degli umani e nei confronti dell'ambiente attorno alla voliera. In questo modo il loro addestramento per la falconeria sarà simile a quello praticato sugli uccelli completamente selvatici; infatti essi non avranno nessuna esperienza di volo o di caccia prima di essere addestrati e inoltre saranno imprintati solo sulla loro stessa specie. I falchi pellegrini allevati in questo modo sono più nervosi rispetto ai pellegrini selvatici.

Aggiungendo alle voliere delle finestre o usando delle voliere con pareti in parte chiuse da pannelli ed in parte da rete, si permetterà agli uccelli di entrare più in contatto con gli umani e con la vita esterna; i rapaci nati e allevati in queste voliere avranno bisogno di un addestramento meno intenso e possono essere fatti volare per la falconeria a un peso maggiore rispetto agli uccelli nati nelle voliere "skilight". Gli uccelli nati nelle voliere parzialmente aperte saranno in parte imprintati sugli umani in base al grado di contatto che avranno avuto con essi.

 

 

 

Tecniche di riproduzione

 

Se è avvenuta la formazione della coppia ("pair bond"), ci si può usualmente aspettare la deposizione di uova entro due settimane dopo la prima copulazione. La femmina infatti entrerà in una condizione che è detta " letargia della deposizione ( "egg lethargy"). Essa trascorre moltissimo tempo nel nido in posizione appollaiata e appare stressata. I suoi occhi sono semichiusi, sembra muoversi e defecare con difficoltà. La sua cloaca e tutto il suo basso addome sono rigonfi. Durante l'escrezione essa assume una postura accovacciata e con le gambe spalancate. Gli escrementi sono voluminosi e i bordi della sua cloaca sono allargati cospicuamente e rosei. Questa condizione letargica persiste durante tutta la deposizione delle uova in gradi varianti. Le uova generalmente sono deposte a intervalli di 48 ore, ma intervalli fino a 72 ore non sono inusuali (a seguito dell’ improvviso abbassamento della temperatura ambiente).

Un modo per evitare l'incompatibilità di un maschio e una femmina è quello di usare l'inseminazione artificiale. La cosiddetta tecnica cooperativa di inseminazione artificiale è applicabile agli uccelli che hanno sviluppato una completa risposta sessuale nei confronti degli umani. Il seme prelevato da un maschio imprintato e copulante con l'uomo, viene trasferito all' ovidutto di una femmina anch'essa imprintata e che accetta volontariamente di essere inseminata da parte dell'uomo. È anche possibile utilizzare la tecnica forzata del massaggio, quella comunemente utilizzata per i polli, come è stato fatto con i pellegrini in Germania.

La produttività in cattività dei falconi può essere incrementata usando una delle seguenti tecniche:

1) Tecnica della doppia covata ("double clutching"): sfrutta il principio naturale secondo cui qualora la prima covata vada persa, la femmina è biologicamente capace di deporne una seconda, se le circostanze lo permettono ( quantità e qualità del cibo, tempo atmosferico e tempo fotoperiodico ancora disponibile). In tal caso in cattività si procede rimuovendo la prima covata intera per incubarla artificialmente e lasciando deporre alla femmina una seconda covata che le si lascerà incubare e portare avanti naturalmente. Si possono così ottenere fino a 3-4 covate per un totale di 12-16 uova per una sola femmina in una stagione riproduttiva (mentre dai Gheppi per es. possono essere ottenute anche fino a 20 uova). Le uova della covata devono essere prelevate dal nido sette giorni dopo la deposizione dell'ultimo uovo. Sette giorni è un compromesso arbitrario. Poiché l'obiettivo è quello di far deporre alla femmina una nuova covata, le uova devono essere prelevate il più presto possibile altrimenti non si avrà la seconda deposizione. Dall' altro lato è molto importante dare alle uova alcuni giorni di incubazione naturale perché ciò incrementa enormemente la percentuale di schiusa delle uova in incubatrice.

2) Tecnica della deposizione multipla ("egg pulling"): è altrettanto valida e consiste nel rimuovere le singole uova non appena deposte; si basa sul principio di riuscire ad incrementare lo stimolo riproduttivo di una femmina, che così deporrà continuativamente anche fino a 15 uova.

È ovvio che qualunque di queste tecniche si utilizzi bisogna fornire alla femmina una quantità di cibo abbondante e ben supplementata con vitamine e sali minerali (quali calcio e fosforo).

In entrambe le tecniche precedentemente descritte si sarà costretti ad incubare alcune uova artificialmente e ciò richiederà, nella maggior parte dei casi, l'allevamento a mano dei pulcini ed il loro conseguente imprinting sull'uomo: tali falchi saranno allora adatti solo alla falconeria ma difficilmente potranno esser riprodotti naturalmente ("natural mating"), a meno che non si usi la tecnica dell'inseminazione artificiale cooperativa. Altrimenti i piccoli potrebbero essere allevati da genitori adottivi, purché della loro stessa specie, in quanto l'imprinting a una specie diversa può essere un potenziale problema per l'eventuale successiva riproduzione naturale; ma è stato visto che l’affidare i giovani a genitori sostitutivi della loro stessa specie all'età di circa 2-3 settimane, permettendo loro il completo sviluppo fino allo stadio di adulto con tali genitori, consente lo sviluppo di un normale comportamento sociale nei confronti dei conspecifici nei successivi stadi di vita adulta. Un'altra soluzione è la seguente: di solito le femmine non iniziano l'incubazione finché non è stato deposto il terzo uovo; l'allevatore permette alla femmina di incubare le uova per i primi 7-10 giorni, dopo di che le uova vengono rimosse per l'incubazione artificiale. In breve tempo la femmina depone nuovamente le uova per una seconda covata: ciò avverrà 14 giorni dopo per il pellegrino. I pulcini che così nasceranno dalla prima covata verranno allevati a mano e avranno circa sette giorni di età quando la seconda covata avrà già avuto 7-10 giorni di incubazione naturale, così questi pulcini saranno posti nel nido nel momento in cui verranno rimosse le uova della seconda covata. Quando si schiuderanno in incubatrice le uova della seconda covata e i nidiacei verranno allevati a mano fino a sette giorni di età, i pulcini della prima covata saranno già grandi abbastanza da poter essere spostati in un altro locale di allevamento; così i nidiacei della seconda covata potranno essere rimessi nel nido per essere allevati naturalmente dai genitori. L'utilizzo di questo metodo permette quasi il 85% di percentuale di schiusa e di allevamento; comunque esso stressa molto la femmina che dunque dev'essere alimentata nella maniera più completa possibile utilizzando anche supplementi alimentari.

 

Fig. 79: Femmina di Pellegrino in cova naturale. A livello del nido è fondamentale creare un foro per osservare dall’esterno la cova, contare il numero di uova e monitorare la cova. Oltre al foro è necessario anche creare una apertura così da potere infilare la mano per prelevare le uova o i pulli.

 

 

 

 

Cova delle uova

 

La percentuale di schiusa si aggira attorno a valori compresi tra il 75% e l'85% per quanto riguarda uova fertili di falco pellegrino incubate in una piccola incubatrice ad aria forzata (Marsh Farm Roll-X) mantenuta ad una temperatura dell'aria di 37, 5 gradi centigradi e a una umidità relativa di circa il 40%. L'umidità può variare ma non deve superare il 45% durante la maggior parte del periodo di incubazione; altrimenti non ci sarà una sufficiente trazione nella camera d'aria per permettere una normale schiusa. Le uova vengono tenute in una griglia per uova di gallina di medie dimensioni, con la loro estremità maggiore posta a formare un angolo di 45 gradi.

Assicurarsi che i termometri e gli igrometri siano precisi e ben funzionanti. Inoltre è fortemente consigliato effettuare, nel periodo precedente l'incubazione, un completa disinfettazione e sterilizzazione delle incubatrici e di tutte le attrezzature (usando del permanganato di potassio).

Le uova in incubatrice vengono girate ("turning") da 4 a 8 volte al giorno, come fa la femmina in natura; mentre vengono raffreddate tenendole alla temperatura ambiente della stanza di incubazione ( "cooling") per circa 10-15 minuti , due volte al giorno. Ogni cinque giorni si procede con il peso delle uova ("weighting") e con la speratura ("candling") allo scopo di determinare la condizione dell'embrione e della camera d'aria. Infatti la dimensione e la condizione della camera d'aria negli ultimi stadi di incubazione sono importanti indicatori di come sta procedendo l'incubazione.

E' molto importante accennare al concetto del controllo del peso delle uova durante l'incubazione. Sviluppandosi, infatti, l'embrione metabolizza le riserve alimentari immagazzinate nell'uovo e producendo di conseguenza molecole di acqua che evaporano attraverso le minuscole porosià del guscio . Bisogna mantenere un perfetto equilibrio tra l'acqua persa nei processi evaporativi e l'umidità all'interno dell'incubatrice. Per effettuare tale tipo di controllo si deve prima conoscere qual è il peso dell’uovo subito dopo la sua deposizione; allora si misura la lunghezza (L) e la larghezza (l) delluovo appena prelevato dal nido ( 1 sett. dopo la sua deposizione) e si applica la formula

w = 0,0005474(L x l)2

dove w è il peso dell'uovo appena deposto. A questo punto si deve procedere in modo da far perdere all'uovo circa il 16% del suo peso iniziale durante tutto il periodo di incubazione fino alla schiusa. Se per es. l'uovo in questione pesa 45 grammi, sapendo che nel Pellegrino il periodo di incubazione dura in media 31 gg, e calcolando il 16 % di 45 gr otteniamo come risultato che l'uovo durante tutto il periodo di incubazione deve perdere 7,2 gr e cioè circa 0,23 gr al giorno. Se viene monitorato il peso dell'uovo ogni giorno risulterà statisticamente difficile ottenere risultati precisi, dunque le misurazioni del peso verranno effettuate ogni 5-6 gg. Per ottenere la perdita di peso desiderata dovremo aumentare l'umidità relativa aggiungendo più acqua nell'incubatrice nel caso in cui l'uovo sta perdendo troppo peso e, viceversa diminuire l'umidità, togliendo acqua, nel caso in cui l'uovo non sta perdendo il necessario peso (per il controllo del peso esiste un apposito software che può essere reperito attraverso il sito dell’ Avian Management Service )

Dopo 30-31 giorni di cova, l' uovo inizia a mostrare segni di cambiamenti interni. La speratura in questo momento, mostrerà che l' embrione in sviluppo adesso ha iniziato a rompere la camera d' aria che, se prima era sferica, adesso è elleittica. Inoltre l' embrione ora occupa una area maggiore dentro il guscio. Tutto questo susseguirsi di cambiamenti interni è chiamato "pipping".

Per nasere il pulcino richiederà molto più ossigeno rispetto a quello che esso assorbe normalmente con la diffusione attraverso il guscio, quindi iniziano ad entrare in funzione ora i suoi polmoni ed i suoi sacchi aeriferi. Adesso la funzione delle membrane corioallantoiche non serve più ed esse vanno in declino, ma questo processo verrà completato solo alla schiusa. Il pulcino adesso si trova in un momento di transizione in cui sta sviluppando le forze per rompere il guscio e uscire fuori dall'uovo.

Le uova nello stadio di "pipping" vengono spostate in una unità di schiusa ("hatcher")costituita da un’altra incubatrice, a una temperatura di circa 37 gradi e a una umidità relativa dell' 80-85% che previene la disidratazione.

 

 

 

Allevamento dei pulli

 

I pulcini appena nati rimangono nell'unità di schiusa per circa un giorno. Vengono posti all'interno di un piccolo recinto costruito con della rete metallica e imbottito con crinolina, un morbido materiale che è comunemente usato per la pollicoltura. Appena il pulcino si è asciugato, di solito nel giro di due ore, il suo morbido piumino viene ulteriormente asciugato con un batuffolo di cotone. È imperativo che l'unità di schiusa debba essere tenuta il più pulita possibile per prevenire infezioni batteriche e fungine specialmente nell'ombelico ( che conviene sempre disinfettare subito dopo la schiusa). Dopo i primi 2 giorni di vita passati nell'unità di schiusa in pulcini vengono spostati in una unità di allevamento o mamma artificiale ("brooder") dotata di un sistema di riscaldamento che opera a circa 36 gradi; questa unità è costituita da una scatola o una bacinella il cui fondo viene ricoperto con un abbondante quantità di ghiaia che viene poi modellata a formare una sorta di coppa, sopra la ghiaia vengono posti alcuni fogli di carta assorbente che dovranno essere cambiati almeno due volte al giorno; ma la rapidità dello sviluppo dei pulcini richiede cambi repentini nella temperatura ambiente per un'adeguata termoregolazione dei loro corpi. Per questo motivo è bene concentrare la fonte di calore solo su un punto della scatola in modo tale che i pulcini spostandosi possono scegliere la migliore temperatura in funzione delle loro esigenze termo regolatorie. A circa 10-14 giorni di età i piccoli possono essere tenuti alla temperatura ambiente della stanza di allevamento (20-22 gradi circa).

Il primo pasto viene dato non appena il pulcino riesce ad alzare la sua testa dopo 24 ore dalla schiusa. L'allevatore può stimolare ulteriormente il neonato imitando il "chup" della femmina, mentre presenta una piccola quantità di carne finemente tritata sulla punta arrotondata di un paio di pinzette. Il cibo da somministrare è costituito da carne netta ricavata da muscoli pettorali, fegato e reni di quaglie, il tutto finemente tritato o omogenizzato, utilizzando anche il sangue della carcassa della quaglia per inumidire la poltiglia così ottenuta. Quando si stanno allevando diversi giovani è bene preparare giornalmente una certa quantità di quaglie togliendogli la pelle, il becco, le zampe, il tratto digestivo, e il grasso in eccesso e macinando tutto il rimanente. Per rendere tale dieta più completa vengono aggiunte piccole quantità di vitamine e sali minerali supplementari (SA-37) oltre che di calcio. Il cibo deve essere sempre macinato fresco ogni giorno. Le quaglie devono essere uccise facendo in modo tale che il corpo trattenga il sangue che agisce appunto da umidificatore per la carne tritata. Durante nei primi pochi giorni di vita i pulcini vengono alimentati 2-4 volte ogni ora. A ogni pasto deve essere somministrata una piccola quantità e non bisogna sovralimentare i pulcini appena nati con un solo pasto dato tutto in una volta, perché ciò può risultare in un avvelenamento, o in un'infiammazione del gozzo. Mentre il pulcino si sviluppa, accade altrettanto per la capacità del gozzo, e quindi i pasti possono divenire via via più grossi e meno frequenti. Quando essi sono capaci di mangiare da soli il cibo viene posto in piccoli contenitori all'interno della mamma artificiale, e a circa due settimane di età i pulcini di pollo usati come cibo, vengono lasciati tutti interi al fine di provvedere anche una certa quantità di materiale per la formazione delle borre. Man mano che in pulcini crescono il cibo viene ridotto a pezzettini sempre più grossi finché non si arriverà a dare i polletti tutti interi. Ciò avviene approssimativamente quando i giovani Pellegrini hanno il piumaggio quasi completamente sviluppato e cioè a circa 25 giorni di età.

 

 

 

Fig. 80: Pullo di Pellegrino di quasi 3 settimane di età.

 

 

Tutti i pulcini dovrebbero essere alimentati con dei cibi supplementati da vitamine e sali minerali come per esempio A1 Raptor , Avimix (Vetark) o Vitahawk. L'uso di supplementi alimentari dovrebbe iniziare già a partire dal secondo giorno di vita. Molti allevatori non usano supplementi alimentari perché pensano che anche gli uccelli selvatici non li usano, ma bisogna dire che intanto allo stato selvatico i rapaci non allevano più della metà dei pulcini che allevano in cattività e in oltre, si deve notare che, anche nei rapaci selvatici si riscontrano frequentemente malformazioni delle ossa e della carena dello sterno. Molte patologie riscontrate nei pulcini provengono da errori durante l'incubazione delle uova ( o nella temperatura o nell'umidità). Tali variazioni rispetto alla normalità fermeranno lo sviluppo dell'embrione o lo danneggeranno, provocando fallimento nella retrazione del sacco del tuorlo, torcicollo, zampe storte o piegate, atrasia, oppure pulcini particolarmente deboli e poco sviluppati. Tali condizioni possono avere anche altre cause, quali l’alimentazione della femmina. A questo punto ( circa 25 gg di età) i piccoli vengono posti all'interno di voliere piuttosto grandi dove possono così svolazzare liberamente. In tali voliere vengono immessi sia i pulcini allevati naturalmente dai genitori sia i pulcini allevati a mano; in queste condizioni diventa difficile distinguere fra gli uccelli che sono stati allevati nell'uno o nell'altro modo. Si è visto che i Pellegrini allevati a mano in gruppi di diversi esemplari sono capaci di riprodursi normalmente. Dunque nel caso dei pulcini nati in incubatrice la maggior parte delle volte essi verranno allevati a mano. I giovani uccelli rapaci in questo caso vengono allevati solo dall'allevatore che praticamente prende completamente il posto dei genitori. In poche parole non viene fatto nessun tentativo di nascondere il contatto con gli umani, gli uccelli sono posti al massimo contatto con le persone, con animali, con differenti luoghi ed eventi. Quando sono ormai completamente sviluppati, ed inizieranno a volare, essi non avranno nessuna paura: potranno seguire l'allevatore fuori e volargli intorno. Non ci sarà nessun bisogno di usare la "lunga", o altre tecniche per non perdere l'uccello. Inoltre gli uccelli così allevati inizieranno a volare quando sono ancora molto grassi e quando riceveranno ancora diversi pasti al giorno. Allora quando iniziano a volare, l'ammontare di cibo fornito giornalmente dovrà essere diminuito per ottenere una certa misura di controllo e per evitare che l'uccello diventi troppo indipendente e distratto. A questo punto gli uccelli iniziano a gridare ("screaming") per il cibo così come fanno i giovani uccelli selvatici quando vedono i loro genitori. Se questi uccelli vengono utilizzati a caccia e avranno successo, le grida termineranno, come avviene anche nei rapaci selvatici. Se invece non avranno successo nella caccia, le grida persisteranno. Di solito questi falchi saranno molto aggressivi nei confronti degli esemplari della loro stessa specie e solitamente non si riprodurranno naturalmente in cattività una volta raggiunta la maturità sessuale. Tenendo un uccello che grida fuori da qualsiasi contatto con gli umani, all'interno di una grossa voliera "skylight" per circa un anno, spesso si otterrà il risultato di riuscire a renderlo apparentemente normale.

Dunque le alternative per tirare su i giovani falchi sono:

1)Allevamento a mano("hand rearing") con imprinting totale sull’uomo, nel caso i pulcini vengano tenuti isolati gli uni dagli altri .

2)Allevamento a mano che coinvolge giovani della stessa età allevati tutti assieme in gruppi e a contatto con l'uomo ("creche rearing"). Questo metodo produce uccelli rapaci che accetteranno gli umani e possono anche reagire socialmente ad altri uccelli della stessa specie; quando essi saranno maturi, saranno capaci di riprodursi in maniera naturale o con metodi artificiali (inseminazione artificiale), in base al loro grado di esposizione agli umani e agli altri uccelli.

3)Allevamento "creche rearing" isolato: simile al precedente ma in questo caso gli uccelli avranno un minimo contatto con l'uomo. Essi verranno alimentati inviando loro il cibo attraverso una botola con scivolo. Questo metodo di allevamento produce uccelli più nervosi rispetto al precedente , ma tali uccelli saranno ancora più addomesticati rispetto agli uccelli allevati direttamente dai genitori in maniera naturale. I giovani uccelli allevati in questo modo sono ancora capaci di riprodursi con metodi naturali o artificiali.

4)Allevamento da parte dei genitori naturali ("parent rearing") o adottivi della stessa specie ("cross fostering"), sia in voliere aperte (parziale imprinting sull’uomo) sia in voliere "skylight" (nessun imprinting sull’uomo).

 

 

Testi e foto © by Hyerax (hyerax@gmail.com) e www.falconeria.info

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