Introduzione
alla riproduzione in cattività del Falco pellegrino
Sebbene i falconi siano stati addestrati e fatti
volare nello sport della falconeria per più di
trecento anni, solo nell’ ultimo cinquantennio
alcuni falconieri hanno fatto sostenuti tentativi di
riprodurre questi uccelli in cattività. A partire
dal 1960, e particolarmente dal 1965, si è
sviluppato un interesse su scala mondiale nel
perfezionare i metodi per la riproduzione degli
uccelli da preda in cattività con particolare
riguardo ai grossi falconi. I primi consistenti e
incoraggianti risultati sono stati ottenuti con il
Gheppio Americano e con il Gheppio Europeo, sebbene
in Germania nel 1962 si sia avuta la prima
riproduzione cattività di una coppia di Pellegrini
ad opera del falconiere Renz Waller.
In
generale il maggiore interesse è stato focalizzato
sul Falco Pellegrino a causa delle grosse richieste
come uccello per la falconeria e dello stato di
forte pericolo di alcune popolazioni riproduttive
del Nord America e dell'Europa in seguito ai dannosi
effetti del del massiccio uso dei composti organoclorinici (DDT) sullospessore del guscio delle uova e conseguentemente sul risultati riproduttivi.
Le
esperienze degli ultimi decenni mostrano che la
riproduzione in cattività , pratica e su larga
scala, è realizzabile per molte specie di rapaci
inclusi i Pellegrini. Almeno 20 specie appartenenti
al genere Falco sono state fin oggi
riprodotte in cattività in buon numero.
In un
progetto di riproduzione in cattività di Falchi
Pellegrini, 30 coppie in buono stato riproduttivo
sono sufficienti ad allevare duecento o più giovani
falconi ogni anno; una cifra molto superiore a
quella prodotta annualmente degli esemplari
selvatici.
Biologia
Nome e
Classificazione:
Il falco Pellegrino (Falco Peregrinus, Ingl.
Peregrine Falcon, Fr. Faucon Pèlerin, Ted.
Wanderfalken) appartiene all’ordine dei
Falconiformi, genere Falco. E’ diffuso su quasi
tutto il globo, con circa 22 popolazioni
riproduttive locali (o sottospecie).
Morfologia e Biometria :
Non mi soffermo a darne una completa descrizione
morfologica (che può essere letta su una qualsiasi
guida ornitologica), ma ricordo solo che la femmina
ed il maschio sono molto simili eccetto che per le
dimensioni: la femmina infatti è più grossa e perciò
nel gergo della falconeria è detta "falcone", mentre
il maschio è di un terzo più piccolo ed è detto
appunto "terzuolo". Questo dimorfismo sessuale
dimensionale rovesciato (Reversed Sexual Size
Dimorfism: RSSD) è una caratteristica comune a tutto
il genere Falco ed a gran parte degli uccelli
rapaci. I principali caratteri per distinguere gli
immaturi dagli adulti sono: la testa che
nell’immaturo è bruno scura e nell’adulto nera, i
mustacchi bruno scuri negli immaturi e neri e
stretti negli adulti, il petto con gocciolature
scure verticali nei giovani, con sottili
bandeggiature nere orizzonatli negli adulti, ed i
tarsi e le zampe grigiastre negli immaturi, giallo
brillanti negli adulti .
Il piumaggio adulto viene raggiunto nel secondo
inverno di vita. Negli adulti la muta si ha tra
agosto e dicembre mentre negli immaturi si ha tra
marzo e dicembre.
Dal punto di vista dimensionale si hanno i seguenti
caratteri biometrici (F. p. peregrinus):
Carattere |
Maschio |
Femmina |
Peso |
400-650 gr |
700-1000 gr |
Lunghezza |
38-42 cm |
40-48 cm |
Ala |
280-300 mm |
320-340 mm |
Coda |
130-160 mm |
Ap. alare |
800-1100 mm |
Becco |
20 mm |
Tarso |
45-50 mm |
Habitat:
Il pellegrino può coprire un’ ampia varietà di
habitat che comunque devono contenere al loro
interno delle zone rocciose piuttosto elevate e
frastagliate. Vengono evitate solò le zone boscose,
quelle desertiche e quelle troppo aride.
Alimentazione:
Cacciatore esclusivamente aereo, oltre il 98% delle
sue prede sono uccelli di dimensioni oscillanti tra
quella di un passero e quella di un germano reale.
Le prede preferite sono comunque i piccioni, gli
storni, i tordi, le pernici, i corvidi e non
disdegna anche altri rapaci quali il gheppio.
Solo occasionalmente può catturare insetti,
pipistrelli o micromammiferi terrestri.
La ricerca viene effettuata attraverso lunghi voli
esplorativi oppure all’agguato; passa infatti molto
tempo nei suoi posatoi preferiti come speroni di
roccia o rami sulle rocce ove nidifica.
Nelle fasi di volo raggiunge fino agli 80 Km\h
mentre in picchiata può superare i 200.
Riproduzione:
Tra la fine della stagione invernale e l’inizio di
quella primaverile hanno il via le parate nuziali e
gli accoppiamenti. Sono voli spettacolari e
mozzafiato in cui i maschi attirano le femmine, e le
corteggiano anche offrendo loro delle prede.
Il tipico sito per la nidificazione è una coppa
appena accennata su anfratti naturali di rocce a
picco alte da pochi mt a diverse centinaia. Ogni
coppia possiede vari siti alternativi per la
nidificazione, in genere non molto lontani gli uni
dagli altri.
Nel nido vengono da 1 a 7 uova ( in media 3-4) color
crema, con macchie rossicce, la cui dimensione varia
da 45 a 58 mm in lunghezza, da 36 a 44 mm in
larghezza mentre il peso è di circa 45 gr.L’incubazione
inizia a partire dal secondo o dal terzo uovo,
comunque prima che tutta la covata sia completa,
dura da 28 a 31 gg ed è opera della sola femmina. Il
maschio invece procvvede a portare il cibo a tutta
la famiglia almeno fino a quando la femmina potrà
anch’essa andare a caccia e cioè quando i pulcini
avranno circa 2 settimane di età. A 3 settimane i
piccoli possono già mangiare da soli ed a 35 gg essi
abbandonano il nido restando però sempre nelle sue
vicinanze per altre 3-4 settimane, periodo in cui
essi vengono ancora alimentati dai genitori ed
istruiti sulle tecniche di caccia. A questo punto i
giovani sono già capaci di catturare da soli delle
prede ed iniziano dunque a disperdersi in erratismo.
Allo stato selvatico la produttività media misurata
per una coppia è di 1,5-3 giovani l’anno.
Sottospecie:
Come abbiamo detto se ne conoscono più di 20 anche
se alcune sono praticamente indistinguibili. Vi è la
tendenza generale ad una diminuizione delle
dimensioni passando dalle sottospecie nordiche a
quelle più meridionali ( con l’eccezione del Pealei).
Penso sia inutile descriverle tutte in questa sede;
è invece più importante trattare le sottospecie che
più comunemente possono essere reperite presso gli
allevamenti.
N |
NOME |
DISTRIBUZIONE |
CARATTERISTICHE |
1 |
peregrinus |
Europa settentrionale fino alla
Scandinavia, Isole Britanniche, Asia
centro settentrionale |
Grossa mole, petto chiaro, assenza di
tinte rossicce. |
2 |
brookei |
Bacino del Mediterraneo (Europa
meridionale) |
Più piccolo della precedente.Tonalità
rossicce e caratteristica macchia rossic-cia
sulla nuca. Mustacchi larghi e colore
nero del capo più esteso. |
3 |
anatum |
Nord America, dalla Groellandia al
Messico |
Scuro e rossiccio inferiormente. |
4 |
pealei |
Continente americano, Isole Aleutine
( migra in California). |
Grosso e bluastro superiormente. |
Uso in falconeria
Viene
usualmente fatto valare praticamente a tutte le
prede tipiche della caccia di alto volo quali
corvidi (gazze, taccole corvi), tetraonidi ( starne,
fagiani, pernici,), beccacce, ed anatidi. Sin dalle
origini della falconeria comunque i falconieri hanno
visto nella "Red grouse" la preda prediletta dal
pellegrino addestrato. Ben adattato ai cambi
climatici, esso si esprime al massimo nella caccia
d’alto volo in giornate ventose e fredde e grazie
alla sua coda corta ed alla notevole apertura alare
potrà effettuare degli spettacolari voli.
I
Pellegrini maschi (terzuoli) sono maestri di agilità
e di velocità. Essi sono meglio sfruttabili per la
caccia a prede più piccole. I maschi sono molto
efficienti con le pernici e con le gazze mentre i
corvi e le cornacchie vengono lasciati alle più
potenti femmine (dette falconi).
Il suo
facile addestramento, le sue notevoli performances ,
la velocità e lo stile sul campo ne hanno fatto il
rapace preferito nella falconeria per vari centenni;
anche oggi penso non ci sia falconiere che non
possegga, o abbia volato uno o più pellegrini nella
sua carriera. Ma possono essere usati solo falchi
nati in cattività da almeno due generazioni (F2).
Questo il motivo per cui ritengo sia importante che
ogni falconiere, che ne abbia la possibilità e la
voglia, si accinga alla propagazione in cattività di
tale falco. Ciò permetterà di avere sempre a
disposizione uno stock di rapaci con i quali
sostituire eventuali perdite, selezionare individui
particolarmente capaci nella caccia, e recuperare le
spese di mantenimento. Magari molti avranno provato
la riproduzione in cattività ma, rimasti delusi dai
primi tentativi, hanno rinunciato.
Allora
la prima regola per chi si accinge a questo
allevamento è non perdersi mai d’animo e avere molta
pazienza: conosco persone che hanno avuto la nascita
dei primi pulcini da una coppia formata già da 5 o 6
anni, benché la maturità venga raggiunta a 2-3 anni
di età (ciò si spiega perché gli esemplari hanno
avuto bisogno di molto tempo per adattarsi a dovere
alla vita in voliera).
Per
chi ha serie intenzioni di praticare la riproduzione
in cattività dei falconi ( e dei rapaci in generale)
inoltre è di enorme importanza fare tesoro delle
esperienze e delle tecniche sviluppate in decenni di
studi da parte di centinaia di persone in tutto il
mondo: tali informazioni sono state pubblicate su
libri ed articoli che dunque bisogna tenere sempre
presenti. Non pensate egoisticamente di poter fare
tutto da soli e di potere risolvere tutto con la
sola esperienza: alcune tecniche non li scoprirete
mai da soli neanche in 50 anni di pratica! ( del
resto, se non fosse così nel mondo non sarebbero
necessari tutti gli scienziati che invece operano).
TECNICHE PRATICHE DI PROPAGAZIONE
Stock riproduttivo
Purtroppo solo alcuni individui si accoppieranno e
si riprodurranno in cattività con successo; il primo
obiettivo nello sviluppo di una colonia o anche solo
di una coppia riproduttiva in cattività è dunque
quello di selezionare uno stock adatto. La
variabilità che esiste fondamentalmente è tutta una
questione di selezione genetica: il canarino per es.,
soggetto a centinaia di anni di selezione genetica
artificiale in cattività, è diventata una razza
geneticamente "domestica", infatti ponendo assieme
in una gabbia di adatte dimensioni una femmina ed un
maschio di canarino ben difficilmente la loro
riproduzione naturale verrà inibita, a meno che non
subentrino fattori ambientali non genetici. Non c'è
dubbio dunque che la predisposizione di un falcone a
riprodursi in cattività sia determinata e dalla sua
costituzione genetica e dalle condizioni ambientali
non genetiche, cioè dal tipo di comportamento che
esso ha appreso sin dal suo primo giorno di vita (
compreso l’imprinting) che ne condiziona
l’adattamento alla vita in cattività. Se quasi tutti
i canarini si riprodurranno in cattività senza
problemi, non tutti i Pellegrini faranno altrettanto
con la stessa facilità. Dunque, in poche parole, il
fattore principale che condiziona le performance in
cattività è l’adattamento dell’animale a questo
stile di vita, e l’adattamento ha sia una componente
genetica sia una componente appresa. Nel reperire
gli uccelli per la creazione di uno stock
riproduttivo bisogna quindi tenere conto di alcuni
fattori che aiuteranno subito ad evitare a priori
alcuni tipici problemi della propagazione in
cattività dei rapaci:
1) Se si intende procedere con la riproduzione
naturale, assicurarsi che tanto i maschi quanto le
femmine siano imprintati naturalmente sulla loro
stessa specie, (cioè che siano stati allevati dai
loro genitori naturali,"parent reared"); occorre
evitare quindi gli esemplari imprintati sull’uomo
(cioè che siano stati allevati a mano, "hand reared")
o su altre specie ( nel caso siano stati allevati da
genitori adottivi quali il Sacro o il Lanario,
"cross fostered").
2) Se invece si ha la possibilità di usare
l’inseminazione artificiale andrà bene qualsiasi
individuo sia esso imprintato naturalmente o
artificialmente; inoltre si avrà il vantaggio di
scavalcare il problema dell’incompatibilità di
coppia.
3) Scegliere per formare le coppie, individui non
geneticamente correlati ( troppo imparentati ) e
soprattutto assicurarsi che gli individui stessi non
siano nati da genitori troppo correlati e possano
dunque presentare possibili anormalità di origine
genetica.
4) E’ preferibile reperire gli esemplari in giovane
età piuttosto che da adulti già maturi ( con lo
scopo di risparmiare tempo) e accoppiarli da subito
in modo da permettere la formazione di un certo
affiatamento tra i partners; tale sistema permetterà
di evitare problemi di aggressività e di
disadattamento al locale ed alle circostanze di
allevamento.
5) Tenere conto della sottospecie: cioè evitare di
usare un maschio di una sottospecie diversa della
femmina; tale ibrinazione risulterà inutile
praticamente e dannosa in quanto inquinerà il pool
genetico. Inoltre informarsi sempre della
sottospecie esatta a cui appartengono gli individui
che si stanno usando allo scopo di assicurare loro
le migliori condizioni climatiche e fotoperiodiche (
le sottospecie nordiche, per es. il Pealei, hanno
bisogno di una manipolazione artificiale del
fotoperiodo se allevate in regioni diverse da quelle
di origine).
6) Se possibile richiedere un pedigree e comunque
cercare di usare individui molto addomesticati cioè
nati in cattività da un elevato numero di
generazioni non correlate: essi infatti saranno
geneticamente più adattati alla vita in cattività
(ricordate il canarino).
7) Assicurare infine le migliori condizioni
ambientali ed alimentari .
Normalmente i falconi vengono tenuti in coppia fissa
per tutto l’ anno sebbene alcuni allevatori pensino
sia importante separare la coppia durante l'inverno.
Un tipico problema che spesso inibisce la
riproduzione, è quello dell'eccessiva aggressività
delle femmine nei confronti dei maschi; la soluzione
in tal caso potrebbe essere quella di mettere sul
blocco la femmina legandola con i geti e la lunga a
una pertica bassa, per lasciare invece il maschio
libero nella voliera; questa procedura sembra avere
un buon effetto nel tenere a freno la femmina e nel
permettere al maschio di stabilire una sufficiente
dominanza, così che nel giro di 4-6 settimane quando
la femmina verrà nuovamente rilasciata, i due
coniugi saranno capaci di vivere insieme senza
nessun pericolo di aggressività. Un’altra soluzione
è quella di separare momentaneamente la femmina in
un locale adiacente visibile dal maschio così da
favorire una familiarizzazione a distanza tra i
coniugi e permettere al maschio di stabilire una
dominanza e conoscere più a fondo il locale ( con
gli eventuali nascondigli e vie di fuga). Il
problema dell'aggressività non sopravviene con i
giovani falconi che vengono allevati insieme sin dai
primi giorni di vita. Inoltre per superare i
problemi di eccessiva aggressività e\o di maschi
privi di iniziativa verso le femmine, sono state
sperimentate delle terapie ormonali stimolanti. In
seguito alla somministrazione artificiale di
testosterone diluito si è ottenuto un incremento
delle attività corteggiative e copulative. Il
maschio del Pellegrino (terzuolo), che è molto più
piccolo della femmina e più attivo ed eccitabile
come partner durante il periodo precedente la
deposizione, ha speciali problemi nell' adattarsi
alle condizioni fisiche e sociali della vita in
cattività. Può accadere che il corteggiamento aereo,
stimolante ed importante nel promuovere un completo
sviluppo sessuale del maschio, possa essere inibito
in una voliera, con il conseguente blocco del ciclo
riproduttivo . L'esperienza ha mostrato che invece
le femmine in cattività raggiungono più facilmente
le condizioni riproduttive piene e riescono ad
entrare in estro ed a deporre le uova con maggiore
facilità rispetto a quella con cui i maschi riescono
a copulare ed eiaculare. Questo il motivo per cui
molto spesso si ha la deposizione di uova non
fertili da parte delle coppie di falconi. Il
problema può essere risolto usando voliere di forma
rettangolare.
Fig. 78: Coppia di Falchi pellegrini in
voliera; la femmina (a sinistra) è più
grossa del maschio (sulla destra).
Notare la struttura della voliera
completamente chiusa (“Skylight”) da
pannelli di legno e i posatoi ricoperti
da tappetino artificiale (Astroturf). |
Alimentazione
L'alimentazione avviene attraverso porte o sportelli
accessibili dall'esterno. La dieta consiste
soprattutto di pulcini di pollo di cinque settimane
di età , occasionalmente di quaglie, ratti, conigli,
e pulcini di pollo di un giorno di età (D.O.C. "Day
Old Chick" ). Anche la testa di pollo è un cibo
adatto ed economico e può costituire la base
principale della gestione alimentare di una colonia
riproduttiva: unica precauzione è quella di
ammorbidirla prima con un martello. I ratti e i
conigli vengono sviscerati, ma tutti gli altri tipi
di cibo vengono invece forniti interi. Viene inoltre
data una supplementazione vitaminica e minerale
soprattutto durante il periodo di muta e quello
riproduttivo. Inoltre l'aggiunta di vitamine e sali
minerali è fondamentale nei casi in cui non si abbia
la possibilità di assicurare una certa variabilità
alimentare: dunque evitare di fornire per lungo
tempo lo stesso tipo di cibo, ma differenziare la
dieta periodicamente.
E'sempre bene lasciare le piume ed il pelo nei cibi
forniti allo scopo di favorire il rigurgito delle
borre che hanno l'importante funzione di manternere
in buona salute il tratto gastro-intestinale.
Da un punto di vista quantitativo non bisogna
esagerare e sovralimentare gli uccelli. L' esigenza
metabolica standard di un pellegrino in cattività è
di circa 90 chilocalorie al giorno. Solo nei primi
giorni si fornirà cibo abbondante e così ci si
renderà conto della quantità media di cibo consumata
dai due membri di una coppia; in base a ciò ci si
regolerà per il tempo successivo. Comunque, come
riferimento si può usare la tabella alimentare sotto
illustrata.
TIPO |
QUANTITA' |
QUAGLIA |
1 (180 gr) |
DOC |
4 (100 gr) |
TOPO |
4 (100 gr) |
Bisogna però tenere conto del fatto che le esigenze
alimentari si modificano periodicamente: in inverno
gli uccelli avranno bisogno di una maggiore
supplementazione di cibo soprattutto se alloggiati
in voliere esterne, e anche nel periodo riproduttivo
bisognerà fornire più cibo sia per le aumentate
esigenze metaboliche delle femmine in deposizione
sia per favorire un maggiore scambio di cibo tra i
coniugi durante le parate corteggiative.
Alloggiamenti
L'ambiente della voliera deve fornire le adeguate
condizioni fisiche e sociali per la riproduzione.
Per i grossi falconi il minimo essenziale è che ogni
coppia venga tenuta in una voliera separata così che
gli uccelli possano sviluppare un certo senso di
territorialità; ci deve inoltre essere un adatto
sito per la nidificazione, e un adatto insieme di
pertiche, oltre che uno spazio aperto per il
corteggiamento e la riproduzione.
La dimensione ideale per una voliera varia dai 9 ai
35 mt2, in funzione del "tipo" di
esemplari che si stanno allevando ( selvatici,
ingiuriati permanentemente, imprintati, coppie
naturali) con una altezza di 3-3,5 mt al vertice . I
materiali da usare per i pannelli delle pareti
laterali, del tetto e delle travi di sostegno, sono
l’acciaio o altri metalli ed il legno, mentre
bisogna evitare le materie plastiche eccetto che per
le onduline del tetto. Il fondo è coperto da ghiaia
grezza di due o più centimetri di diametro sopra la
quale vi è un ulteriore strato di ghiaia di minor
diametro e più liscia. Sotto ogni pertica viene
sparsa della paglia per facilitare le operazioni di
pulizia. Ogni voliera ha inoltre dei sistemi per
fornire artificialmente acqua e luce (oltre che
calore), controllati da interruttori o timer
automatici.
La forma della voliera è notevolmente importante: le
forme rettangolari strette foniscono una maggiore
distanza di volo pur mantenendo la stessa area
rispetto alle forme quadrate ( è dunque meglio un 3
x 6 piuttosto che un 4,5 x 4,5 a parità di area in
mt2 ).
Per i falconi le voliere devono essere fornite di
una varietà di posatoi, di tipo "shelf" o "ledge",
posti a varie altezze sulle pareti, oltre che di due
lunghe pertiche da lato a lato alle due estremità
del locale per favorire i lunghi voli. È conveniente
tenere la parte centrale della stanza completamente
libera per non ostruire il volo dei rapaci e perciò
non bisogna porre nè rami nè alberi nel centro della
stanza. Nella figura a fianco viene mostrata una
pertica a piattaforma che come si vede è ricoperta
da un tappetino di erba sintetica (Astroturf).
Le migliori piattaforme da nido sono risultate
essere quelle di forma triangolare (lato 1 mt) poste
su un angolo all'altezza di circa 2,5-3 mt. È
conveniente utilizzare due piattaforme a due angoli
opposti della voliera, infatti ciò sarà utile
quando, dopo avere prelevato le uova della prima
covata, la femmina si accinge a deporre una seconda
covata e molto spesso utilizzerà l'altra piattaforma
da nido libera, così come avviene in natura.
E’ necessario considerare oltre che le dimensioni e
l'ambiente interno della voliera anche la sua
configurazione. Infatti le voliere possono essere
completamente chiuse da tutti i lati con la luce
proveniente solo dal tetto ("skylight") oppure
possono avere una o più pareti aperte, cioè coperte
solo dalla rete metallica. Ci sono delle notevoli
differenze nell'uso di queste due configurazioni. Le
voliere "skylight" hanno solide mura laterali (
costituite da pannelli metallici o di legno) e un
tetto aperto alla luce, chiuso solo dalla rete; esse
danno la massima opportunità di riprodursi agli
uccelli eccessivamente nervosi e poco domestici. I
pulcini che nascono in questo tipo di voliere hanno
contatto solo con i loro genitori e con i loro
fratelli o sorelle, ma non vedono nessun essere
umano e nessun altro elemento esterno. Il loro unico
contatto con l'esterno è l'udito . Purtroppo con
questo metodo di allevamento vengono prodotti
normalmente pochi uccelli. Inoltre non è possibile
ispezionare con precisione i giovani e quindi
eventuali problemi patologici non verranno
individuati, di conseguenza diviene di fondamentale
importanza mantenere un livello igienico il più alto
possibile. I giovani uccelli che nascono in queste
voliere e che vi vengono allevati non sono portati a
caccia dai loro genitori e saranno nervosi e paurosi
nei confronti degli umani e nei confronti
dell'ambiente attorno alla voliera. In questo modo
il loro addestramento per la falconeria sarà simile
a quello praticato sugli uccelli completamente
selvatici; infatti essi non avranno nessuna
esperienza di volo o di caccia prima di essere
addestrati e inoltre saranno imprintati solo sulla
loro stessa specie. I falchi pellegrini allevati in
questo modo sono più nervosi rispetto ai pellegrini
selvatici.
Aggiungendo alle voliere delle finestre o usando
delle voliere con pareti in parte chiuse da pannelli
ed in parte da rete, si permetterà agli uccelli di
entrare più in contatto con gli umani e con la vita
esterna; i rapaci nati e allevati in queste voliere
avranno bisogno di un addestramento meno intenso e
possono essere fatti volare per la falconeria a un
peso maggiore rispetto agli uccelli nati nelle
voliere "skilight". Gli uccelli nati nelle voliere
parzialmente aperte saranno in parte imprintati
sugli umani in base al grado di contatto che avranno
avuto con essi.
Tecniche di riproduzione
Se è avvenuta la formazione della coppia ("pair bond"),
ci si può usualmente aspettare la deposizione di
uova entro due settimane dopo la prima copulazione.
La femmina infatti entrerà in una condizione che è
detta " letargia della deposizione ( "egg lethargy").
Essa trascorre moltissimo tempo nel nido in
posizione appollaiata e appare stressata. I suoi
occhi sono semichiusi, sembra muoversi e defecare
con difficoltà. La sua cloaca e tutto il suo basso
addome sono rigonfi. Durante l'escrezione essa
assume una postura accovacciata e con le gambe
spalancate. Gli escrementi sono voluminosi e i bordi
della sua cloaca sono allargati cospicuamente e
rosei. Questa condizione letargica persiste durante
tutta la deposizione delle uova in gradi varianti.
Le uova generalmente sono deposte a intervalli di 48
ore, ma intervalli fino a 72 ore non sono inusuali
(a seguito dell’ improvviso abbassamento della
temperatura ambiente).
Un modo per evitare l'incompatibilità di un maschio
e una femmina è quello di usare l'inseminazione
artificiale. La cosiddetta tecnica cooperativa di
inseminazione artificiale è applicabile agli uccelli
che hanno sviluppato una completa risposta sessuale
nei confronti degli umani. Il seme prelevato da un
maschio imprintato e copulante con l'uomo, viene
trasferito all' ovidutto di una femmina anch'essa
imprintata e che accetta volontariamente di essere
inseminata da parte dell'uomo. È anche possibile
utilizzare la tecnica forzata del massaggio, quella
comunemente utilizzata per i polli, come è stato
fatto con i pellegrini in Germania.
La produttività in cattività dei falconi può essere
incrementata usando una delle seguenti tecniche:
1) Tecnica della doppia covata ("double clutching"):
sfrutta il principio naturale secondo cui qualora la
prima covata vada persa, la femmina è biologicamente
capace di deporne una seconda, se le circostanze lo
permettono ( quantità e qualità del cibo, tempo
atmosferico e tempo fotoperiodico ancora
disponibile). In tal caso in cattività si procede
rimuovendo la prima covata intera per incubarla
artificialmente e lasciando deporre alla femmina una
seconda covata che le si lascerà incubare e portare
avanti naturalmente. Si possono così ottenere fino a
3-4 covate per un totale di 12-16 uova per una sola
femmina in una stagione riproduttiva (mentre dai
Gheppi per es. possono essere ottenute anche fino a
20 uova). Le uova della covata devono essere
prelevate dal nido sette giorni dopo la deposizione
dell'ultimo uovo. Sette giorni è un compromesso
arbitrario. Poiché l'obiettivo è quello di far
deporre alla femmina una nuova covata, le uova
devono essere prelevate il più presto possibile
altrimenti non si avrà la seconda deposizione. Dall'
altro lato è molto importante dare alle uova alcuni
giorni di incubazione naturale perché ciò incrementa
enormemente la percentuale di schiusa delle uova in
incubatrice.
2) Tecnica della deposizione multipla ("egg
pulling"): è altrettanto valida e consiste nel
rimuovere le singole uova non appena deposte; si
basa sul principio di riuscire ad incrementare lo
stimolo riproduttivo di una femmina, che così
deporrà continuativamente anche fino a 15 uova.
È ovvio che qualunque di queste tecniche si utilizzi
bisogna fornire alla femmina una quantità di cibo
abbondante e ben supplementata con vitamine e sali
minerali (quali calcio e fosforo).
In entrambe le tecniche precedentemente descritte si
sarà costretti ad incubare alcune uova
artificialmente e ciò richiederà, nella maggior
parte dei casi, l'allevamento a mano dei pulcini ed
il loro conseguente imprinting sull'uomo: tali
falchi saranno allora adatti solo alla falconeria ma
difficilmente potranno esser riprodotti naturalmente
("natural mating"), a meno che non si usi la tecnica
dell'inseminazione artificiale cooperativa.
Altrimenti i piccoli potrebbero essere allevati da
genitori adottivi, purché della loro stessa specie,
in quanto l'imprinting a una specie diversa può
essere un potenziale problema per l'eventuale
successiva riproduzione naturale; ma è stato visto
che l’affidare i giovani a genitori sostitutivi
della loro stessa specie all'età di circa 2-3
settimane, permettendo loro il completo sviluppo
fino allo stadio di adulto con tali genitori,
consente lo sviluppo di un normale comportamento
sociale nei confronti dei conspecifici nei
successivi stadi di vita adulta. Un'altra soluzione
è la seguente: di solito le femmine non iniziano
l'incubazione finché non è stato deposto il terzo
uovo; l'allevatore permette alla femmina di incubare
le uova per i primi 7-10 giorni, dopo di che le uova
vengono rimosse per l'incubazione artificiale. In
breve tempo la femmina depone nuovamente le uova per
una seconda covata: ciò avverrà 14 giorni dopo per
il pellegrino. I pulcini che così nasceranno dalla
prima covata verranno allevati a mano e avranno
circa sette giorni di età quando la seconda covata
avrà già avuto 7-10 giorni di incubazione naturale,
così questi pulcini saranno posti nel nido nel
momento in cui verranno rimosse le uova della
seconda covata. Quando si schiuderanno in
incubatrice le uova della seconda covata e i
nidiacei verranno allevati a mano fino a sette
giorni di età, i pulcini della prima covata saranno
già grandi abbastanza da poter essere spostati in un
altro locale di allevamento; così i nidiacei della
seconda covata potranno essere rimessi nel nido per
essere allevati naturalmente dai genitori.
L'utilizzo di questo metodo permette quasi il 85% di
percentuale di schiusa e di allevamento; comunque
esso stressa molto la femmina che dunque dev'essere
alimentata nella maniera più completa possibile
utilizzando anche supplementi alimentari.
Fig. 79: Femmina di Pellegrino in cova
naturale. A livello del nido è
fondamentale creare un foro per
osservare dall’esterno la cova, contare
il numero di uova e monitorare la cova.
Oltre al foro è necessario anche creare
una apertura così da potere infilare la
mano per prelevare le uova o i pulli. |
Cova delle uova
La
percentuale di schiusa si aggira attorno a valori
compresi tra il 75% e l'85% per quanto riguarda uova
fertili di falco pellegrino incubate in una piccola
incubatrice ad aria forzata (Marsh Farm Roll-X)
mantenuta ad una temperatura dell'aria di 37, 5
gradi centigradi e a una umidità relativa di circa
il 40%. L'umidità può variare ma non deve superare
il 45% durante la maggior parte del periodo di
incubazione; altrimenti non ci sarà una sufficiente
trazione nella camera d'aria per permettere una
normale schiusa. Le uova vengono tenute in una
griglia per uova di gallina di medie dimensioni, con
la loro estremità maggiore posta a formare un angolo
di 45 gradi.
Assicurarsi che i termometri e gli igrometri siano
precisi e ben funzionanti. Inoltre è fortemente
consigliato effettuare, nel periodo precedente
l'incubazione, un completa disinfettazione e
sterilizzazione delle incubatrici e di tutte le
attrezzature (usando del permanganato di potassio).
Le
uova in incubatrice vengono girate ("turning") da 4
a 8 volte al giorno, come fa la femmina in natura;
mentre vengono raffreddate tenendole alla
temperatura ambiente della stanza di incubazione ( "cooling")
per circa 10-15 minuti , due volte al giorno. Ogni
cinque giorni si procede con il peso delle uova ("weighting")
e con la speratura ("candling") allo scopo di
determinare la condizione dell'embrione e della
camera d'aria. Infatti la dimensione e la condizione
della camera d'aria negli ultimi stadi di
incubazione sono importanti indicatori di come sta
procedendo l'incubazione.
E'
molto importante accennare al concetto del controllo
del peso delle uova durante l'incubazione.
Sviluppandosi, infatti, l'embrione metabolizza le
riserve alimentari immagazzinate nell'uovo e
producendo di conseguenza molecole di acqua che
evaporano attraverso le minuscole porosià del guscio
. Bisogna mantenere un perfetto equilibrio tra
l'acqua persa nei processi evaporativi e l'umidità
all'interno dell'incubatrice. Per effettuare tale
tipo di controllo si deve prima conoscere qual è il
peso dell’uovo subito dopo la sua deposizione;
allora si misura la lunghezza (L) e la larghezza (l)
delluovo appena prelevato dal nido ( 1 sett. dopo la
sua deposizione) e si applica la formula
w =
0,0005474(L x l)2
dove w
è il peso dell'uovo appena deposto. A questo punto
si deve procedere in modo da far perdere all'uovo
circa il 16% del suo peso iniziale durante tutto il
periodo di incubazione fino alla schiusa. Se per es.
l'uovo in questione pesa 45 grammi, sapendo che nel
Pellegrino il periodo di incubazione dura in media
31 gg, e calcolando il 16 % di 45 gr otteniamo come
risultato che l'uovo durante tutto il periodo di
incubazione deve perdere 7,2 gr e cioè circa 0,23 gr
al giorno. Se viene monitorato il peso dell'uovo
ogni giorno risulterà statisticamente difficile
ottenere risultati precisi, dunque le misurazioni
del peso verranno effettuate ogni 5-6 gg. Per
ottenere la perdita di peso desiderata dovremo
aumentare l'umidità relativa aggiungendo più acqua
nell'incubatrice nel caso in cui l'uovo sta perdendo
troppo peso e, viceversa diminuire l'umidità,
togliendo acqua, nel caso in cui l'uovo non sta
perdendo il necessario peso (per il controllo del
peso esiste un apposito software che può essere
reperito attraverso il sito dell’ Avian Management
Service )
Dopo
30-31 giorni di cova, l' uovo inizia a mostrare
segni di cambiamenti interni. La speratura in questo
momento, mostrerà che l' embrione in sviluppo adesso
ha iniziato a rompere la camera d' aria che, se
prima era sferica, adesso è elleittica. Inoltre l'
embrione ora occupa una area maggiore dentro il
guscio. Tutto questo susseguirsi di cambiamenti
interni è chiamato "pipping".
Per
nasere il pulcino richiederà molto più ossigeno
rispetto a quello che esso assorbe normalmente con
la diffusione attraverso il guscio, quindi iniziano
ad entrare in funzione ora i suoi polmoni ed i suoi
sacchi aeriferi. Adesso la funzione delle membrane
corioallantoiche non serve più ed esse vanno in
declino, ma questo processo verrà completato solo
alla schiusa. Il pulcino adesso si trova in un
momento di transizione in cui sta sviluppando le
forze per rompere il guscio e uscire fuori
dall'uovo.
Le
uova nello stadio di "pipping" vengono spostate in
una unità di schiusa ("hatcher")costituita da
un’altra incubatrice, a una temperatura di circa 37
gradi e a una umidità relativa dell' 80-85% che
previene la disidratazione.
Allevamento dei pulli
I pulcini appena nati rimangono nell'unità di
schiusa per circa un giorno. Vengono posti
all'interno di un piccolo recinto costruito con
della rete metallica e imbottito con crinolina, un
morbido materiale che è comunemente usato per la
pollicoltura. Appena il pulcino si è asciugato, di
solito nel giro di due ore, il suo morbido piumino
viene ulteriormente asciugato con un batuffolo di
cotone. È imperativo che l'unità di schiusa debba
essere tenuta il più pulita possibile per prevenire
infezioni batteriche e fungine specialmente
nell'ombelico ( che conviene sempre disinfettare
subito dopo la schiusa). Dopo i primi 2 giorni di
vita passati nell'unità di schiusa in pulcini
vengono spostati in una unità di allevamento o mamma
artificiale ("brooder") dotata di un sistema di
riscaldamento che opera a circa 36 gradi; questa
unità è costituita da una scatola o una bacinella il
cui fondo viene ricoperto con un abbondante quantità
di ghiaia che viene poi modellata a formare una
sorta di coppa, sopra la ghiaia vengono posti alcuni
fogli di carta assorbente che dovranno essere
cambiati almeno due volte al giorno; ma la rapidità
dello sviluppo dei pulcini richiede cambi repentini
nella temperatura ambiente per un'adeguata
termoregolazione dei loro corpi. Per questo motivo è
bene concentrare la fonte di calore solo su un punto
della scatola in modo tale che i pulcini spostandosi
possono scegliere la migliore temperatura in
funzione delle loro esigenze termo regolatorie. A
circa 10-14 giorni di età i piccoli possono essere
tenuti alla temperatura ambiente della stanza di
allevamento (20-22 gradi circa).
Il primo pasto viene dato non appena il pulcino
riesce ad alzare la sua testa dopo 24 ore dalla
schiusa. L'allevatore può stimolare ulteriormente il
neonato imitando il "chup" della femmina, mentre
presenta una piccola quantità di carne finemente
tritata sulla punta arrotondata di un paio di
pinzette. Il cibo da somministrare è costituito da
carne netta ricavata da muscoli pettorali, fegato e
reni di quaglie, il tutto finemente tritato o
omogenizzato, utilizzando anche il sangue della
carcassa della quaglia per inumidire la poltiglia
così ottenuta. Quando si stanno allevando diversi
giovani è bene preparare giornalmente una certa
quantità di quaglie togliendogli la pelle, il becco,
le zampe, il tratto digestivo, e il grasso in
eccesso e macinando tutto il rimanente. Per rendere
tale dieta più completa vengono aggiunte piccole
quantità di vitamine e sali minerali supplementari
(SA-37) oltre che di calcio. Il cibo deve essere
sempre macinato fresco ogni giorno. Le quaglie
devono essere uccise facendo in modo tale che il
corpo trattenga il sangue che agisce appunto da
umidificatore per la carne tritata. Durante nei
primi pochi giorni di vita i pulcini vengono
alimentati 2-4 volte ogni ora. A ogni pasto deve
essere somministrata una piccola quantità e non
bisogna sovralimentare i pulcini appena nati con un
solo pasto dato tutto in una volta, perché ciò può
risultare in un avvelenamento, o in un'infiammazione
del gozzo. Mentre il pulcino si sviluppa, accade
altrettanto per la capacità del gozzo, e quindi i
pasti possono divenire via via più grossi e meno
frequenti. Quando essi sono capaci di mangiare da
soli il cibo viene posto in piccoli contenitori
all'interno della mamma artificiale, e a circa due
settimane di età i pulcini di pollo usati come cibo,
vengono lasciati tutti interi al fine di provvedere
anche una certa quantità di materiale per la
formazione delle borre. Man mano che in pulcini
crescono il cibo viene ridotto a pezzettini sempre
più grossi finché non si arriverà a dare i polletti
tutti interi. Ciò avviene approssimativamente quando
i giovani Pellegrini hanno il piumaggio quasi
completamente sviluppato e cioè a circa 25 giorni di
età.
Fig. 80: Pullo di Pellegrino di quasi 3
settimane di età. |
Tutti i pulcini dovrebbero essere alimentati con dei
cibi supplementati da vitamine e sali minerali come
per esempio A1 Raptor , Avimix (Vetark) o Vitahawk.
L'uso di supplementi alimentari dovrebbe iniziare
già a partire dal secondo giorno di vita. Molti
allevatori non usano supplementi alimentari perché
pensano che anche gli uccelli selvatici non li
usano, ma bisogna dire che intanto allo stato
selvatico i rapaci non allevano più della metà dei
pulcini che allevano in cattività e in oltre, si
deve notare che, anche nei rapaci selvatici si
riscontrano frequentemente malformazioni delle ossa
e della carena dello sterno. Molte patologie
riscontrate nei pulcini provengono da errori durante
l'incubazione delle uova ( o nella temperatura o
nell'umidità). Tali variazioni rispetto alla
normalità fermeranno lo sviluppo dell'embrione o lo
danneggeranno, provocando fallimento nella
retrazione del sacco del tuorlo, torcicollo, zampe
storte o piegate, atrasia, oppure pulcini
particolarmente deboli e poco sviluppati. Tali
condizioni possono avere anche altre cause, quali
l’alimentazione della femmina. A questo punto (
circa 25 gg di età) i piccoli vengono posti
all'interno di voliere piuttosto grandi dove possono
così svolazzare liberamente. In tali voliere vengono
immessi sia i pulcini allevati naturalmente dai
genitori sia i pulcini allevati a mano; in queste
condizioni diventa difficile distinguere fra gli
uccelli che sono stati allevati nell'uno o
nell'altro modo. Si è visto che i Pellegrini
allevati a mano in gruppi di diversi esemplari sono
capaci di riprodursi normalmente. Dunque nel caso
dei pulcini nati in incubatrice la maggior parte
delle volte essi verranno allevati a mano. I giovani
uccelli rapaci in questo caso vengono allevati solo
dall'allevatore che praticamente prende
completamente il posto dei genitori. In poche parole
non viene fatto nessun tentativo di nascondere il
contatto con gli umani, gli uccelli sono posti al
massimo contatto con le persone, con animali, con
differenti luoghi ed eventi. Quando sono ormai
completamente sviluppati, ed inizieranno a volare,
essi non avranno nessuna paura: potranno seguire
l'allevatore fuori e volargli intorno. Non ci sarà
nessun bisogno di usare la "lunga", o altre tecniche
per non perdere l'uccello. Inoltre gli uccelli così
allevati inizieranno a volare quando sono ancora
molto grassi e quando riceveranno ancora diversi
pasti al giorno. Allora quando iniziano a volare,
l'ammontare di cibo fornito giornalmente dovrà
essere diminuito per ottenere una certa misura di
controllo e per evitare che l'uccello diventi troppo
indipendente e distratto. A questo punto gli uccelli
iniziano a gridare ("screaming") per il cibo così
come fanno i giovani uccelli selvatici quando vedono
i loro genitori. Se questi uccelli vengono
utilizzati a caccia e avranno successo, le grida
termineranno, come avviene anche nei rapaci
selvatici. Se invece non avranno successo nella
caccia, le grida persisteranno. Di solito questi
falchi saranno molto aggressivi nei confronti degli
esemplari della loro stessa specie e solitamente non
si riprodurranno naturalmente in cattività una volta
raggiunta la maturità sessuale. Tenendo un uccello
che grida fuori da qualsiasi contatto con gli umani,
all'interno di una grossa voliera "skylight" per
circa un anno, spesso si otterrà il risultato di
riuscire a renderlo apparentemente normale.
Dunque
le alternative per tirare su i giovani falchi sono:
1)Allevamento a mano("hand rearing") con imprinting
totale sull’uomo, nel caso i pulcini vengano tenuti
isolati gli uni dagli altri .
2)Allevamento a mano che coinvolge giovani della
stessa età allevati tutti assieme in gruppi e a
contatto con l'uomo ("creche rearing"). Questo
metodo produce uccelli rapaci che accetteranno gli
umani e possono anche reagire socialmente ad altri
uccelli della stessa specie; quando essi saranno
maturi, saranno capaci di riprodursi in maniera
naturale o con metodi artificiali (inseminazione
artificiale), in base al loro grado di esposizione
agli umani e agli altri uccelli.
3)Allevamento "creche rearing" isolato: simile al
precedente ma in questo caso gli uccelli avranno un
minimo contatto con l'uomo. Essi verranno alimentati
inviando loro il cibo attraverso una botola con
scivolo. Questo metodo di allevamento produce
uccelli più nervosi rispetto al precedente , ma tali
uccelli saranno ancora più addomesticati rispetto
agli uccelli allevati direttamente dai genitori in
maniera naturale. I giovani uccelli allevati in
questo modo sono ancora capaci di riprodursi con
metodi naturali o artificiali.
4)Allevamento da parte dei genitori naturali ("parent
rearing") o adottivi della stessa specie ("cross
fostering"), sia in voliere aperte (parziale
imprinting sull’uomo) sia in voliere "skylight"
(nessun imprinting sull’uomo).
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