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La
caccia col falco nella falconeria classica
La falconeria è nata inizialmente come un mezzo di
sopravvivenza: quando le armi da fuoco non erano
ancora state inventate uno dei modi con cui l’uomo
si procurava carne era proprio l’uso di rapaci
addestrati alla caccia. Solo successivamente, nel
medioevo, la falconeria iniziò a diventare anche uno
sport, un passatempo, soprattutto per i nobili. In
passato non si faceva neanche distinzione tra
selvaggina pregiata e non pregiata, qualsiasi
uccello o mammifero rappresentava per l’uomo una
fronte di proteina e quindi di sopravvivenza; nel
passato dunque con i falchi si praticavano delle
tipologie di caccia a prede che oggi non vengono più
cacciate. Oggi inoltre molte specie tipicamente
cacciate dai falconieri di un tempo sono protette o
così rare che è difficile continuare a cacciarle. In
questo paragrafo farò un breve excursus di alcune
delle cacce con i rapaci addestrati che si
praticavano un tempo, selezionando le più
impressionanti.
Federico II ci racconta alcune di queste tipologie
di caccia nel suo famoso manuale dedicato alla
falconeria, il “De arte venandi cum avibus” e lui
stesso era solito praticarne alcune. Tipica era la
caccia all’aquila reale con il Girfalco, praticata
solo per puro divertimento e alla quale Federico II
dedica molto spazio nella sua opera. Molto più
famosa e praticata era la caccia alla Gru, sempre
con il Girfalco; meno pregiata ma altrettanto bella
era la caccia all’Airone con il Falco pellegrino,
che ancora oggi in alcune zone dell’Est Europa
qualche falconiere pratica.
Sempre nell’Est Europa ancora oggi alcuni falconieri
hanno il privilegio di praticare la caccia con
l’Aquila reale a Cervi e Caprioli.
Cambiando luogo e periodo, arriviamo in Oriente
(Mongolia, steppe russe, Cina) dove veniva e viene
tuttora praticata la caccia con l’Aquila reale al
Lupo e alla Volpe.
Infine non si può mancare di citare i falconieri
Arabi, probabilmente i padri della falconeria
“moderna”, gli inventori del cappuccio che Federico
II ha poi importato in Europa; nei deserti della
Penisola Araba veniva e viene tutt’ora praticata la
caccia all’Hubara e la caccia alla Gazzella,
utilizzando principalmente Falchi sacri, rapaci
tipici di quei territori aridi. Mentre non è
difficile immaginare come un’Aquila reale, di 5 kg
di peso possa bloccare un Cervo o un Capriolo,
risulta invece alquanto difficoltoso capire come un
Falco sacro di 1,5 kg di peso possa atterrare e
bloccare una gazzella di più di 20 kg di peso; il
trucco è presto spiegato e il Pestellini stesso, nel
suo famoso testo “Falconeria Moderna” (Ed. Olimpia,
1942) ci spiega la tecnica: al falco sacro, durante
l’addestramento, veniva fornito il cibo
incastrandolo nelle orbite di una gazzella
imbalsamata; in questo modo il sacro legava quella
zona del corpo al cibo e una volta a caccia
attaccava le gazzelle agli occhi, accecandole e
atterrandole; la gazzella ovviamente è un animale
molto più forte del Falco sacro e facilmente può
liberarsene, anche se accecata; dunque risulta
fondamentale nell’azione di caccia che il falconiere
arrivi subito nel punto in cui il Sacro ha atterrato
la preda per intervenire personalmente a bloccarla
ed ucciderla; un tempo i falconieri arabi cacciavano
utilizzando i Cammelli oggi utilizzano dei moderni
fuoristrada per muoversi rapidamente nel deserto.
Oggi molto è cambiato nella falconeria, sia nelle
tecnologie usate sia nelle tecniche sia nelle prede.
Molte prede non sono più cacciabili fortunatamente,
perché protette. I capitoli successivi descriveranno
le principali prede che hanno a disposizione oggi i
falconieri italiani e quindi le principali tecniche
di caccia con i rapaci.
È vero che oggi la falconeria viene praticata come
attività ludica e come sport e nessuno ha necessità
di uccidere selvaggina col falco per poter
sopravvivere, ma è anche vero che è assolutamente
immorale ed eticamente ingiusto uccidere un Airone o
una Garzetta, preda che risulta molto abbondante in
alcune aree del nord Italia, solo per sport e
divertimento. Nella falconeria moderna il falconiere
deve rispettare la legislazione venatoria corrente,
cacciando solo le prede consentite dalla legge.
Molti falconieri si trovano a dovere affrontare però
gravi problemi nella pratica della caccia con i
rapaci. Seppur la legge nazionale sulla caccia n 157
abbia rappresentato un grande successo per i
falconieri poichè consente la falconeria in Italia,
essa ha dato anche molte limitazioni, a scapito sia
dei falconieri che dei rapaci, anche a causa della
sua non recente introduzione. Tale legge infatti
consente la falconeria solo se in possesso di porto
d’armi per arma ad un colpo (lo stesso previsto per
la caccia con l’arco); questa imposizione legale
innanzitutto va a discapito dei rapaci, in quanto
costringe i neo-falconieri a studiare le tecniche di
utilizzo delle armi da fuoco quando invece essi
useranno solo rapaci; sarebbe dunque meglio se si
introducesse una "Licenza di falconeria" per
ottenere la quale si debba sostenere un esame basato
sulla biologia e gestione dei rapaci in cattività (e
non delle armi da fuoco!). Inoltre resta dubbiosa la
posizione legale di quanti (e il loro numero sta
aumentando a dismisura!) preferiscono addestrare
rapaci sia notturni che diurni al volo libero ma non
alla caccia. Ma i falconieri devono anche affrontare
altri problemi, che potrebbero essere risolti
giuridicamente. Primo tra tutti il divieto di
praticare la falconeria in alcune regioni come
Trentino e Sardegna.
Un secondo, e molto più grave, problema è che i
falconieri sono costretti a frequentare gli stessi
territori negli stessi orari dei cacciatori;
purtroppo però in questa situazione si incorre
spesso in “incidenti” provocati dai soliti
cacciatori “sparatutto”, che portano all’uccisione
in media di circa 5 falchi da falconeria ogni anno
su tutto il territorio italiano (e visto l’esiguo
numero di falconieri italiani, è una media
altissima!); i falconieri dovrebbero avere il
diritto di poter cacciare e far volare i propri
rapaci in territori e/o giorni distinti dai
cacciatori col fucile, magari tutto l’anno, perché
si deve tenere in considerazione il fatto che i
rapaci sono cacciatori selettivi e a basso impatto:
con un falco da caccia non si può “bracconare” e non
si possono fare stragi! Dopo aver accennato ai
diritti e falconieri, veniamo i diritti dei rapaci.
L’appena citata legge nazionale sulla caccia ha
anche rivoluzionato la giurisdizione italiana in
merito alla protezione dei rapaci, in quanto è stata
la prima legge a proteggerli in Italia, dopo tanti
anni i massacri. Le popolazioni di molte specie di
rapaci oggi sono per fortuna in forte ripresa, ma
sussistono ancora molti fattori di rischio,
soprattutto per alcune specie che faticano a
riprendersi; i rapaci dovrebbero avere il diritto di
nutrirsi di prede sane e non avvelenate da
pesticidi, erbicidi e bocconi, il diritto di
riprodursi senza essere disturbati e di trovare siti
idonei alla nidificazione, ma soprattutto il diritto
di volare liberi e tranquilli in natura senza essere
fucilati da bracconieri e cacciatori “sparatutto”.
Per ottenere ciò sarebbe auspicabile una maggiore
attenzione giuridica alle problematiche di
conservazione ma anche maggiori controlli da parte
degli organi preposti.
Infine, il terzo grosso ostacolo che, oggi, in
Italia, limita la caccia con i rapaci da falconeria:
la mancanza di prede, conseguente al problema degli
“sparatutto” appena accennati; durante la stagione
venatoria infatti, unico momento in cui i falconieri
possono cacciare secondo la legge, essi si trovano a
frequentare gli stessi territori, negli stessi
giorni e orari e alla ricerca delle stesse prede dei
cacciatori con il fucile, con un enorme rischio per
i rapaci, come detto sopra. Il falconiere è dunque
spesso costretto a trovare territori di ripiego,
dove l’assenza di cacciatori col fucile garantisce
la sicurezza dei rapaci; in tali territori però le
prede non sono mai abbondanti o a volte anche
assenti (e per questo sono poco frequentati dai
cacciatori). L’assenza di prede può anche essere
dovuta ad altri fattori, quali la non idoneità del
territorio locale o la rarità delle prede stesse o
gli ostacoli alla caccia con i rapaci addestrati
(presenza di acquitrini, strade, tralicci, case,
aree antropizzate etc.). Per questo motivo molti
falconieri hanno iniziato a cercare delle prede
alternative, non appartenenti alla classica
selvaggina, ma che possono garantire buone emozioni
e la pratica di una ottima falconeria; prede come i
Corvidi (Gazze, Taccole, Cornacchie, Corvi e
Ghiandaie) o i piccoli passeriformi, rappresentano
infatti l’occasione di praticare la caccia con i
rapaci anche in territori/momenti non idonei.
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