Le moderne tecniche della doppia covata o delle
covate multiple permettono di fare deporre ad una
sola femmina anche più di 12 uova, ma secondo me è
sempre sconsigliabile produrre un così elevato
numero di pulcini per i motivi sotto elencati:
- Alcuni di questi pulcini dovranno
necessariamente essere allevati a mano nella maggior
parte dei casi, così sarà quasi impossibile evitare
di imprintarli; gli uccelli così imprintati non
saranno molto adatti alla falconeria nè alla
riproduzione naturale in cattività, né ad essere
rilasciati allo stato selvatico.
- Le femmine costrette a deporre un così
alto numero di uova verranno eccessivamente
stressate, inoltre se non gli viene data la
possibilità di allevare i pulcini e così di non
poter terminare il normale ciclo riproduttivo, c’è
il rischio che l’ anno successivo, soprattutto se la
femmina è giovane, le sue performance riproduttive
si riducano notevolmente.
- Non sempre sarà possibile poter disfarsi
dell’ enorme numero di rapaci così prodotti, con le
ovvie conseguenze.
Ci sono due metodi principali di gestire le nascite:
uno consiste nel far procedere la coppia nella
normale riproduzione, quindi farle deporre una sola
covata e farle allevare poi i piccoli. L’ altro
metodo consiste nel togliere le uova della prima
covata e incubarle artificialmente e nel fare così
deporre alla femmina una seconda covata che verrà
invece allevata dai genitori naturali.
Bisogna però tenere conto dell’ errore che compiono
molte persone nel tenere più in considerazione
dandogli più importanza, l’incubazione rispetto al
successivo allevamento dei pulcini.
La cova naturale delle uova è la scelta migliore
nella maggior parte dei casi anche perché risparmia
all’allevatore il grandissimo lavoro e impegno che
invece viene richiesto dalla cova artificiale;
l’unico problema che può presentarsi è, come
spiegato precedentemente, che le coppie più giovani
e alle loro prime esperienze di cova possono
compiere degli “errori” nella cova e/o allevamento
dei pulli, cosa che succede molto spesso, anche nei
rapaci in natura. In questo caso l’allevatore,
potrebbe prevenire il problema togliendo le uova
alla femmine per covarle artificialmente, ma
rischierebbe di ricadere nel grosso errore di
impedire alla coppia di fare l’esperienza
necessaria; il buon allevatore deve dunque
considerare come sicura (e naturale) la perdita
delle prime covate delle coppie giovani prive di
esperienza.
Per la cova naturale l’allevatore non deve
intervenire in alcun modo, ma ci sono delle regole
basilari da rispettare:
1)
NON disturbare assolutamente i genitori in cova,
evitare di entrare nelle voliere, evitare di
produrre rumori a cui gli animali non sono abituati.
2)
Costruire i nidi nella maniera più corretta e più
adatta alla specie allevata
3)
Assicurarsi che il nido e l’angolo della voliera
dove esso è posizionato sia ben protetto dagli
agenti atmosferici (vento, pioggia, neve, freddo,
sole diretto)
4)
Non disturbare i genitori in cova per controllare
tutti i giorni l’andamento della cova; a volte
questa curiosità rischia di rovinare l’esito della
cova naturale; abbiate la pazienza di aspettare che
le uova si schiudano senza disturbare i genitori in
cova; del resto è molto più bello ed emozionante
trovare all’improvviso un batuffolino bianco che
chiede cibo al posto delle uova!
Fig. 45:Uova di Lanario (Falco
biarmicus) appena deposte nel nido
all’interno della voliera di
riproduzione. |
Fig. 46: Femmina di Poiana ferruginosa (Buteo
regalis) in fase di cova naturale delle
uova. |
Specie |
Giorni di cova |
Aquila reale |
43-45 |
Astore |
35-38 |
Sparviere |
31-33 |
Poiana comune |
35-37 |
Poiana di Harris |
33-36 |
Falco pellegrino |
29-33 |
Lanario |
29-33 |
Sacro |
28-30 |
Gheppio comune |
27-29 |
Gheppio americano |
28-30 |
Gufo reale |
34-36 |
Barbagianni |
30-32 |
Assiolo |
24-25 |
Civetta comune |
27-28 |
Fig 47: Giorni di cova necessari per la
schiusa in varie specie di rapaci
comunemente riprodotte in cattività.
|
Si ricorre all’incubazione
artificiale nelle due seguenti circostanze:
1) I genitori naturali non sono in
grado di portare avanti correttamente completamente
la cova.
2) L’allevatore vuole incrementare
la produttività della coppia attraverso tecniche di
egg-puling o doppia covata.
Per incubazione artificiale si
intende la cova delle uova attraverso apposite
incubatrici elettro-meccaniche. Esistono due altre
alternative però:
1) Affidamento delle uova a coppie
adottive della stessa specie o specie simili: I
genitori adottivi possono essere di varie tipologie:
femmine sole con istinto alla cova o coppie che
stanno già covando le loro uova alle quali vengono
date in affidamento anche 1-2 uova di un’altra
coppia meno esperta; quest’ultima soluzione è la
migliore in quanto consente di lasciare alla coppia
inesperta uno o due uova da covare così da
permettere di fare esperienza, e di far covare in
maniera naturale altre 1-2 uova da una coppia già
esperta aggiungendole alla loro covata (bisogna però
calcolare bene i tempi e le sincronie di cova!)
2) Uso delle Banthams per la cova
delle uova dei rapaci: in questo caso si fa uso di
galline della razza Banthams per covare le uova dei
rapaci; sono state fatte innumerevoli esperienze con
questa tecnica, tutte molto positive e con il
vantaggio che a) non è una tecnica impegnativa come
la cova in incubatrice artificiale e b) la
percentuale di schiusa delle uova risulta molto
elevata, in alcuni casi anche più elevata della cova
in incubatrice artificiale!
Alle uova da covare artificialmente
in incubatrice è bene dare la possibilità di essere
covate per circa una settimana naturalmente dai
genitori; alcuni studi hanno infatti dimostrato che
un breve periodo di cova naturale delle uova
incrementa immensamente le probabilità di schiusa in
incubatrice artificiale.
Uso delle incubatrici artificiali
Esistono due diverse tipologie di
incubatrici artificiali: 1) incubatrici ad aria
ferma e 2) incubatrici ventilate; la differenza fra
queste due tipologie è appunto dovuta al modo di
riscaldamento che nella prima tipologia è statico e
non uniforme (generalmente da sotto) mentre nella
seconda tipologia è uniforme su tutto il volume
interno dell’incubatrice grazie ad un sistema di
ventilazione. In genere le incubatrici ventilate
sono le più consigliate.
In commercio
esistono moltissimi tipi e modelli di incubatrici ma
non tutti sono adatti per i rapaci; bisogna
scegliere anzitutto incubatrici di piccola
dimensione (da 10 a 24 uova) oppure modelli
specificamente progettati per i rapaci (per esempio:
www.brinsea.com); sarebbe
inoltre consigliabile acquistare almeno due
incubatrici, da utilizzare per differenziare il
trattamento (temperatura e umidità) delle uova più
una terza incubatrice (sempre di piccola dimensione)
da usare per la schiusa, poiché in questa fase le
esigenze di temperatura ed umidità delle uova
cambiano drasticamente.
Esiste inoltre un’altra grande
differenza nelle incubatrici, basata sulla qualità
generale e dunque sul prezzo; incubatrici piccole ma
di scarsa qualità non sempre sono adatte alla cova
delle uova dei rapaci, a differenza delle
incubatrici di qualità migliore e prezzo più
elevato: ciò è dovuto al fatto che le incubatrici di
bassa qualità non hanno un adeguato isolamento
termico e hanno termostati poco precisi; questi
fattori influenzano l’andamento della temperatura
all’interno dell’incubatrice, che sarà costituita da
picchi di temperatura più alta e picchi di
temperatura più bassa abbastanza estremi; nelle
incubatrici di buona qualità invece l’andamento
della temperatura interna è più costante, con picchi
meno estremi. Per la cova di uova di grossa
dimensione, e quindi con una capacità termica
maggiore (si pensi per esempio alle uova di Falco
pellegrino, Falco sacro o Gufo reale, che pesano tra
i 40 e i 50 gr) gli sbalzi di temperatura provocati
dalle incubatrici di scarsa qualità non hanno molta
influenza e queste uova si schiuderanno quindi senza
grossi problemi. La differenza invece si osserva con
uova di piccola dimensione come quelle dei Gheppi
comuni, Gheppi americani, Smerigli, Assioli etc.
(uova dai 18 ai 30 gr); in questo caso le uova così
piccole non possiedono la stessa capacità termica
delle uova più grosse e risentiranno molto di più
degli sbalzi di temperatura prodotti da una
incubatrice di scarsa qualità; ne consegue una bassa
percentuale di schiudibilità e la perdita di
numerose uova fertili. La scelta dell’incubatrice va
dunque effettuata in base alle specie che si
allevano.
Infine, le tecnologie moderne, hanno
portato alla progettazione di incubatrici dotate di
igrostati elettronici, cioè di sistemi in grado di
controllare automaticamente l’umidità così da
ridurre il lavoro dell’allevatore. Generalmente
infatti l’umidità viene controllata manualmente
dall’allevatore, versando più o meno acqua
all’interno di contenitori posti dentro
l’incubatrice fin quando non si raggiunge il livello
voluto, in base alle misurazioni dell’igrometro
dell’incubatrice. In molte incubatrici inoltre sono
presenti sistemi di rotazione automatica delle uova,
altro sistema che risparmia molto lavoro agli
allevatori. Entrambi questi sistemi riducono la
robustezza e durata generale delle incubatrici ma
consentono di risparmiare molto tempo e lavoro.
Temperatura di incubazione
Secondo i dati riportati nella
letteratura internazionale, il range di temperatura
ideale per la schiusa delle uova dei rapaci va da 36
a 38 gradi centigradi; la temperatura ottimale,
comunque, come per le galline, sembra essere attorno
ai 37,5 gradi centigradi, e molti allevatori usano
infatti questa temperatura con successo anche per i
rapaci.
Il controllo del peso
Durante la cova all’interno
dell’uovo avvengono molti cambiamenti, distinguibili
in due principali categorie: modificazioni cellulari
(controllabili attraverso la speratura, descritta
nel successivo paragrafo) e processi chimico-fisici,
dei quali ci occuperemo in questo paragrafo. Le
cellule vive dell’embrione che si sta sviluppando
dentro l’uovo respirano e dunque avviene uno scambio
di gas tra l’interno e l’esterno dell’uovo,
attraverso le membrane interne dell’uovo e
attraverso il guscio, che è dotato di appositi
micropori per la respirazione. La reazione di
respirazione è molto semplice: ogni cellula brucia
le scorte energetiche utilizzando ossigeno
O2
(che quindi entra nell’uovo) e producendo come
“scorie” acqua H2O e anidride carbonica
CO2.
Come è facile vedere una sola molecola entra
nell’uovo mentre ne fuoriescono due; facendo il
calcolo dei pesi molecolari di queste molecole si
ottiene che il peso della molecola che entra
(ossigeno) è minore della somma dei pesi delle due
molecole che escono dall’uovo (acqua e anidride
carbonica); alla fine questo processo ha come
conseguenza la perdita di peso dell’uovo, dal primo
giorno (deposizione) all’ultimo giorno (schiusa).
Diversi studi hanno misurato a quanto ammonta la
perdita di peso delle uova delle varie specie di
Uccelli, registrando una media del 18%. Per ogni
specie, per essere precisi, esiste un particolare
valore di perdita di peso (per i falconi come il
Pellegrino, è del 15-16%) ma è possibile usare
direttamente il valore medio del 18% che è valido
per tutte le specie.
Il controllo del peso dell’uovo,
finalizzato a far si che la perdita di peso durante
la cova avvenga correttamente, è un fondamentale
monitoraggio che l’allevatore deve effettuare su
tutte le uova covate artificialmente; grazie a
questo controllo infatti sarà possibile garantire ad
ogni uovo il giusto rapporto temperatura/umidità di
cova finalizzato alla perdita di peso biologica
(18%) che dunque massimizzerà le probabilità di
schiusa.
Se per esempio la temperatura è
troppo alta e/o l’umidità è troppo bassa l’uovo
tenderà a perdere più peso rispetto alla norma del
18%, le membrane interne si seccheranno e l’embrione
morirà; viceversa se l’umidità è troppo alta l’uovo
tenderà a non perdere peso o a perderne molto poco
perché il vapore acqueo non riuscirà ad uscire dalle
membrane e l’embrione morirà “annegato”.
Di seguito viene descritta la
procedura di lavoro per effettuare il controllo del
peso sulle uova:
Dopo aver prelevato l' uovo, la
prima cosa da fare è di risalire al suo peso
iniziale (cioè al peso che aveva l' uovo appena
deposto). Per ottenere tale dato si ricorre alla
seguente formula: P=0,00054735 (LB)2 Dove
L è la lunghezza dell' uovo, mentre B
è la larghezza e P è il peso dell' uovo
appena deposto. Adesso possiamo calcolare il peso
che l' uovo deve perdere durante l' incubazione,
ricordando che la perdita di peso è dovuta
soprattutto all' evaporazione dell' acqua contenuta
dall' uovo, con un trascurabile contributo dell'
anidride carbonica espulsa dalla respirazione
embrionale. Prima di procedere espongo alcuni dati
bibliografici relativi alla perdita di peso delle
uova di falco pellegrino; si è visto infatti che il
periodo di incubazione può essere suddiviso in 3
fasi:1) dalla deposizione all' inizio dell'
incubazione 2) dall' inizio dell' incubazione al
pipping 3) dal pipping alla schiusa. I dati
raccolti hanno mostrato che nella prima fase l' uovo
perde circa lo 0,65% del suo peso, nella seconda
fase ne perde in media il 18% (con un range dal 15,5
al 20,9%), e nell' ultima fase ne perde circa il
2,2%. A questo punto una volta che conosciamo il
peso originario del nostro uovo, possiamo calcolare
il peso che esso deve perdere durante l'incubazione
usando una formula ricavata dai precedenti dati :
F=0,15P0,74X 12P0,22\ P
per 100. Dove F è la percentuale totale del
peso che l' uovo deve perdere durante tutta l'
incubazione, e P è il peso dell' uovo
appena deposto che noi abbiamo prima calcolato.
Infine dobbiamo calcolare la percentuale di peso che
il nostro uovo deve perdere ogni giorno, tenendo
però conto del fatto che essa dipende dalla
lunghezza del periodo di incubazione che in media
per i pellegrini è di 33,5 giorni; allora si ha:
M=F \ 33,5 per 100. Questo per i pellegrini,
mentre per le altre specie al valore 33,5 si
sostituirà l' appropriato numero di giorni di cova.
Ora che sappiamo quanto peso il nostro uovo deve
perdere ogni giorno, non dobbiamo fare altro che
monitorare il suo stato di incubazione in
incubatrice pesando l' uovo giornalmente e tenendo
sempre sotto controllo temperatura ed umidità (che
devono essere, come base di partenza rispettivamente
37,4ºC e 30-40% circa). Se il monitoraggio viene
fatto giornalmente sarà difficile capire il trend
della perdita di peso poiché si lavora con pesi
troppo bassi dunque sarebbe meglio lavorare con il
peso ogni 5 giorni (moltiplicare la perdita di peso
giornaliera per 5, e pesare le uova ogni 5 giorni).
Per pesare le uova bisogna munirsi di una bilancia
elettronica con risoluzione di almeno 1 decimo di
grammo.
Se l'uovo durante l' incubazione sta
perdendo troppo peso (cioè troppa acqua) o troppo
poco dobbiamo provvedere. Nel primo caso dobbiamo
aumentare l' umidità, nel secondo caso dobbiamo
ridurla, notando che possiamo intervenire solo sulla
umidità e non sulla temperatura (alzandola o
abbassandola) perché ciò sarebbe fatale per l'
embrione. Sono state sviluppate anche altre tecniche
per intervenire sulla perdita di peso delle uova
come la smerigliatura ("sanding"), oppure le
iniezioni di acqua, ma queste sono tecniche estreme
a cui ricorrere solo in casi critici.
Fig. 48: Il grafico della figura mostra
la perdita di peso “corretta” che
dovrebbero avere le uova di Falco
pellegrino a varie temperature di cova. |
Fig. 49:
Foto al Microscopio Elettronico a
Scansione (SEM) della superficie esterna
del guscio di un uovo di Falco
pellegrino (10.000x). Si possono
facilmente notare le porosità del
guscio. (Photo credits: P. Taranto e D.
Minelli). |
La rotazione delle uova (“Turning”)
La rotazione delle uova (“egg
turning”) è fondamentale poiché essa previene
l’attaccarsi dell’embrione in fase di sviluppo alle
membrane del guscio, problema che nasce se l’uovo
sta troppo tempo fermo nella stessa posizione. Da
una revisione delle bibliografie sugli uccelli
domestici molto più studiati dei falchi, si è visto
che per ottenere il massimo della schiudibilità la
rotazione delle uova dovrebbe essere effettuata
almeno 8 volte al giorno. Molte incubatrici hanno un
sistema di rotazione automatica delle uova come per
esempio le Roll-X Incubators o le Brinsea, che
ruotano le uova una volta l’ora.
La speratura
Per monitorare lo sviluppo
dell’embrione all’interno delle uova o per
controllare se le uova sono fertili o meno, una
tecnica utilizzata classicamente dagli allevatori è
la speratura delle uova; tale tecnica consiste
semplicemente in un controllo in controluce
dell’interno dell’uovo. E’ possibile con estrema
facilità costruirsi un accessorio per eseguire la
speratura: si usa un barattolo di latta, nel quale
si colloca una lampada da 40 Watt sul fondo mentre
sul coperchio dalla parte opposta si crea un buco di
dimensione adeguata alle uova da sperare, così da
poter poggiare l’uovo sopra il buco senza che cada
dentro la scatola; per eseguire la speratura ci si
reca in un ambiente completamente buio, si poggia
l’uovo sul buco del coperchio del barattolo di latta
e si accende la lampada interna del barattolo; la
luce attraverserà l’uovo e consentirà di osservare
in trasparenza il suo interno. Con le uova dei
rapaci notturni che sono di colore bianche la
speratura è molto più semplice, a differenza invece
delle uova dei falconi per esempio, che sono
rossastre-brunastre e maculate.
Lo sviluppo
embrionale delle uova dei rapaci è molto simile a
quello delle uova di gallina, e dunque si potranno
utilizzare gli stessi parametri per capire lo stadio
di sviluppo dell’embrione o la fertilità delle uova.
Un piccolo manuale sulla speratura delle uova di
gallina si trova on line a questo indirizzo:
http://www.vet.unipi.it/Dpa/mbagliac/sperat/sperat.htm.
La schiusa
Il
pipping è definito come la prima frattura fatta
dall'embrione nel guscio dell’uovo.
Approssimativamente nel periodo che va da 24 a 48
ore prima che l’uovo entri nello stadio del pipping,
la speratura rivela che la camera d'aria si è
espansa e gradualmente ha iniziato ad estendersi
verso il basso, su un lato dell’uovo. Questo
cambiamento nella camera d'aria è chiamato "draw-down"
e quando inizia non è più necessario girare l’uovo.
Bisogna orientare l’uovo su un lato con la camera
d'aria che si sta allungando rivolta superiormente.
Normalmente il pipping, quando avviene, sarà
localizzato nella camera d’aria. Non è inusuale per
l’embrione vocalizzare prima del pipping. Di solito
il pipping è molto facile da localizzare ed appare
come una piccola area rialzata nel guscio. A volte
però è visibile poca o nessuna frattura, ma la
speratura rivelerà una frattura che può essere
percepita solo se si passa delicatamente il dito
sopra di essa.
Dopo che l’uovo è entrato nella fase del pipping,
esso viene spostato dall’incubatrice ad una unità di
schiusa (“hatcher”) a meno che non si desideri che
esso perda ulteriormente peso.
L’unità di schiusa normalmente opera ad una umidità
relativa del 55-60%. Tale valore si ottiene
riempiendo di acqua un quadrante sul fondo di tale
unità di schiusa. Come temperatura si mantengono
circa 0,55 gradi centigradi in meno rispetto alla
temperatura dell’incubatrice. In tali condizioni
nell’unità di schiusa il pipping terminerà dopo
circa 50 ore (con un range da 24 a 72) e si avrà la
schiusa.
Recentemente, è stato scoperto che nelle unità di
schiusa mantenute alla stessa temperatura
dell’incubatrice, l’intervallo dal pipping alla
schiusa viene ridotto con nessuna perdita di
schiudibilità o di vitalità dei pulcini appena nati.
Il momento della schiusa è per l’allevatore un punto
in cui esso deve resistere alla tentazione di fare
qualcosa per aiutare il pulcino, a meno che ciò non
sia strettamente necessario.
Uno dei primi visibili cambiamenti è l’allargamento
dell’area del pipping, e tale fenomeno è chiamato
“break-up”, in cui l’embrione rompe il guscio in
maniera più vasta esattamente nel punto del pip
(cioè della prima frattura). Se in tale fase l’uovo
viene delicatamente avvicinato al proprio orecchio
si possono sentire una serie di versi tipo “clicking”.
Mentre la fase di schiusa avanza, il pulcino
comincia a sollevare alcuni frammenti del guscio
nell’area di “break-up”. Ora si possono sentire in
maniera più frequente delle vocalizzazioni
cinguettanti ed esse possono forse servire ai
pulcini per sincronizzare un poco le loro schiuse.
In questo momento bisogna evitare le aperture non
necessarie del coperchio dell’unità di schiusa fino
alla fase di schiusa, perché ciò può causare un
eccessivo rinsecchimento delle membrane. Appena
prima di schiudere il pulcino può creare un buco nel
guscio nel punto in cui si aveva il pipping e può
aprire la membrana a mò di coperchio o toglierla
completamente. Il pulcino inizia la fase di schiusa
girandosi dentro il guscio e simultaneamente
tagliando una linea del guscio attorno alla
circonferenza dell’estremità maggiore dell’uovo; è
da notare che l’embrione gira in senso antiorario.
Tipicamente questo è un processo di tipo “stop and
go” cioè il pulcino inizia a rompere ed a tagliare
il guscio accompagnato da una serie di
vocalizzazioni poi si ferma si riposa e
successivamente riprende a rompere il guscio.
Inoltre normalmente il pulcino tenta di spingere
fuori il guscio mentre si rigira dentro di esso e
tale fase richiederà da 15 minuti ad un’ora (Burnham,
1983). Una volta che il pulcino ha iniziato ad
uscire il suo ombelico deve essere disinfettato con
dell’antibiotico delicato a pomata oppure con una
soluzione iodina all’1%.
Fig. 50: Incubatrice artificiale con
sistema di rotazione automatica delle
uova, termostato elettronico e controllo
automatico dell’umidità. |
Fig. 51: Uova in incubatrice
artificiale. Notare la bilancia
elettronica a fianco dell’incubatrice
per il controllo della perdita di peso
delle uova. |
Fig. 52:
Subito dopo la schiusa l'uovo rimane in
un recinto di plastica che conterrà il
pulcino appena schiuso. |
Fig. 53: Pulli di Barbagianni (Tyto
alba) poche ore dopo la schiusa in
incubatrice.. |
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